Giorgio Armani Operations commissariata per caporalato: l’importanza di gestire il rischio di fornitura
L'indagine condotta dalla procura di Milano su casi di caporalato negli opifici cinesi sparsi per la Lombardia ha colpito un'importante realtà della moda italiana: la Giorgio Armani Operations, società del gruppo Armani specializzata nella progettazione e produzione di abbigliamento e accessori, è stata posta sotto amministrazione giudiziaria per presunto sfruttamento del lavoro. L'azienda, coinvolta in un'indagine simile già alcuni mesi fa insieme ad Alviero Martini Spa, sembra non abbia esercitato un adeguato controllo sulle società a cui ha affidato la produzione, le quali non avendo le risorse necessarie per gestire internamente le commesse, avrebbero a loro volta subappaltato il lavoro ad opifici abusivi che impiegavano manodopera cinese in condizioni di clandestinità e sfruttamento. Gli operai, sottoposti a turni massacranti che si prolungavano fino a 14 ore al giorno, venivano pagati con salari orari estremamente bassi.
L’accusa di caporalato
Dopo l'indagine dei carabinieri del nucleo Ispettorato del Lavoro, i pm Paolo Storari e Luisa Baima Bolloni hanno concluso che la Giorgio Armani Operation non è stata in grado di prevenire e contrastare lo sfruttamento lavorativo nel suo ciclo produttivo. Si è accusata l'azienda di non aver adottato le necessarie misure di controllo sulle condizioni lavorative e le competenze delle aziende subappaltatrici, facilitando così il caporalato.
L'inchiesta si è concentrata sulla produzione esternalizzata di borse, dove l'azienda ha affidato la produzione a terze società tramite una società interna. Le aziende subappaltatrici, secondo quanto emerso, avevano solo nominalmente le capacità produttive necessarie e si sono rivolte agli opifici cinesi per ridurre i costi, impiegando manodopera irregolare e soggetta a sfruttamento.
Nei luoghi di produzione, sono state riscontrate condizioni di sfruttamento, con pagamenti al di sotto del minimo legale, orari di lavoro irregolari e ambienti poco salubri. Sono state segnalate anche gravi violazioni delle norme di sicurezza sul lavoro, inclusa l'assenza di sorveglianza sanitaria e formazione per i lavoratori. La manodopera era ospitata in dormitori abusivi con standard igienico-sanitari inaccettabili.
L'indagine dei carabinieri, avviata a dicembre 2023, ha portato alla scoperta di quattro opifici irregolari, con 29 lavoratori coinvolti, di cui 12 impiegati in nero e 9 non in regola con il permesso di soggiorno. I titolari delle aziende coinvolte sono stati denunciati per caporalato, e altre 9 persone sono state segnalate per irregolarità nel permesso di soggiorno. Sono state inflitte ammende per oltre 80.000 euro e sanzioni amministrative per 65.000 euro, con la sospensione dell'attività per 4 aziende a causa di gravi violazioni delle norme di sicurezza e dell'impiego di lavoro non regolare.
Secondo il Tribunale, la società non avrebbe mai effettivamente esercitato un controllo sulla catena produttiva, trascurando di valutare l'autentica capacità imprenditoriale delle aziende con cui stipulare contratti di fornitura e i dettagli concreti dei processi produttivi adottati da esse.
L’importanza di conoscere i Fornitori
Nel panorama commerciale odierno, la gestione efficace dei rischi è essenziale per il successo e la sostenibilità di qualsiasi impresa. Uno dei molti fattori che possono influenzare il rischio aziendale, è appunto la conoscenza approfondita della filiera dei fornitori. Comprendere non solo i clienti, ma anche chi fornisce i materiali, i servizi o le risorse necessarie per il proprio business è fondamentale per prevenire situazioni che potrebbero essere non solo rischiose dal punto di vista legale, ma anche dannose per la reputazione aziendale.
I fornitori sono un anello vitale nella catena del valore di un'azienda e influenzano direttamente la qualità, la sostenibilità e la reputazione del prodotto o del servizio finale. La mancanza di trasparenza o il disinteresse nel comprendere la provenienza dei materiali o delle risorse può esporre l'azienda a una serie di rischi, oltre a quelli legali:
- Rischi di sicurezza: la scarsa qualità dei materiali forniti o l'uso di pratiche non sicure nei processi di produzione possono mettere a rischio la sicurezza dei prodotti stessi e dei consumatori finali, portando a reclami, danni alle persone o persino incidenti mortali.
- Rischi reputazionali: in un'epoca in cui la trasparenza e l'etica aziendale sono sempre più valorizzate dai consumatori, il coinvolgimento con fornitori associati a scandali o a comportamenti discutibili può danneggiare irrimediabilmente l'immagine e la fiducia del marchio. La diffusione rapida delle informazioni attraverso i social media, inoltre, può amplificare il danno alla reputazione in modo significativo.
- Rischi operativi: dipendere da fornitori instabili o poco affidabili può comportare interruzioni nella catena di approvvigionamento, ritardi nella consegna dei prodotti o servizi e costi aggiuntivi per rimediare alle inefficienze o ai problemi di qualità.
Come gestire il rischio di fornitura?
Il primo passo cruciale consiste nell'identificare le forniture più vulnerabili ai rischi, comprendendo quali tipologie di prodotti e quali fornitori sono maggiormente esposti a potenziali interruzioni e fonti di incertezza. È essenziale acquisire una conoscenza dettagliata delle transazioni di acquisto e dei relativi fornitori, associando ad esempio codici specifici di acquisto a singoli fornitori e analizzando la loro localizzazione per valutarne l'esposizione a problemi di trasporto, doganali o valutari.
Tuttavia, questo rappresenta solamente il primo passo, poiché spesso i rischi si estendono oltre il livello dei fornitori diretti. Ad esempio, fornitori locali affidabili possono a loro volta dipendere da fornitori di secondo livello situati in regioni remote o in mercati con scarsa offerta, o addirittura operare nella clandestinità, come nel caso della Giorgio Armani Operations.
Diventa pertanto cruciale comprendere l'articolazione della catena di fornitura al di sopra dei fornitori diretti, specialmente per quelli considerati più critici, al fine di identificare in modo completo le fonti di rischio. Questo tipo di analisi è notevolmente più complesso rispetto al primo livello, poiché richiede la raccolta di informazioni aggiuntive direttamente dai fornitori primari, non sempre disponibili internamente o tramite fonti pubbliche.
Le aziende di medie e grandi dimensioni tradizionalmente adottano sistemi di valutazione dei fornitori, noti come "vendor rating", ma tali metodologie presentano dei limiti, in quanto riflettono eventi passati e non sono sempre in grado di prevedere i rischi futuri.
La soluzione di Business Defence
La catena di approvvigionamento può rappresentare sia il reale punto di forza di un marchio che mira alla qualità e alla sostenibilità, sia la sua principale vulnerabilità. È infatti lungo questa catena che si annidano i principali rischi di generare impatti negativi, ma anche le maggiori opportunità per massimizzare gli impatti positivi. Al fine di sostenere e aiutare le aziende ad avere una visione chiara di tutta la catena di fornitura, Business Defence offre servizi di Informazioni Pre-Contrattuali, quali BASIC PLUS e FULL PLUS.
In particolare, BASIC PLUS è un rapporto informativo investigato e monitorato su imprese italiane volto a determinarne l’affidabilità commerciale sul mercato di riferimento. La sinergia dei nostri analisti e del reparto investigativo produce un report che permette di attualizzare i dati e fornire un quadro più aggiornato della reale situazione economica e finanziaria dell’impresa così da poter determinare un giudizio di affidabilità più preciso e veritiero.
Nei casi di esposizioni più significative invece, Business Defence propone FULL PLUS: un rapporto investigato più approfondito e completo su imprese italiane che, grazie alla profondità dei dati pubblici integrata con gli accertamenti svolti dal nostro reparto investigativo, dà la possibilità di conoscere il limite di credito concedibile, il rating e lo score.
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