«La musica è come la vita, si può fare in un solo modo, insieme».

12 February 2016 IN Attualità
«La musica è come la vita, si può fare in un solo modo, insieme».

Così Ezio Bosso ha lasciato ieri sera il palco di Sanremo, salutando il pubblico e l’orchestra, tutti in piedi per applaudire un musicista e compositore che si è esibito nei palchi di tutto il mondo ma - almeno fino a ieri - era poco conosciuto in Italia. Classe 1971, torinese, a incantare la sala non solo la sua musica, ma anche le sue parole: «Noi uomini tendiamo a dare per scontate le cose belle - ha detto ieri sera nell’intervista con Carlo Conti -, ma ogni tanto a tutti capita una stanza buia e piccola. Noi siamo dodici stanze, nell’ultima ricordiamo la prima, quando nasciamo non la possiamo ricordare, perché non vediamo, ma nell’ultima la vediamo perché siamo pronti a ricominciare». Concentrarsi sull’essenziale. L’esperienza dell’oscurità fa emergere ambiti e attitudini coerenti allo sviluppo dell’intelligenza emotiva e delle competenze sociali e relazionali. Sul palco con Bosso è salita anche la malattia neurodegenerativa progressiva che lo aggredisce da tempo, senza mai riuscire a fermarlo. Bosso nella seconda serata del festival di Sanremo ha eseguito al pianoforte Following a bird, un brano del suo progetto discografico da solista The 12th room, che «fa riflettere sul fatto di perdersi per imparare a seguire, perdere i pregiudizi, le paure, perdere il dolore ci avvicina». Il suo album, incredibilmente il primo in 15 anni di colonne sonore, composizioni e collaborazioni, è composto da un disco di 12 brani e un secondo con una sonata che pur essendo divisa in tre movimenti non si interrompe mai. Pianista, compositore e direttore, Ezio Bosso nella sua carriera ha «condotto», come ama dire, orchestre prestigiose e ha suonato in tutto il mondo, dalla Royal Festival Hall di Londra alla Carnegie Hall di New York. Fonte :  La Stampa – Business Defence

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