Lotta all’evasione: caccia a 1,5 miliardi da scontrini e big data
Fisco. La manovra amplia il raggio d’azione degli alert della compliance: con l’incrocio dei big data della Superanagrafe dei conti correnti l’obiettivo è far crescere il recupero spontaneo di gettito.
L’accelerazione imposta da Governo e Parlamento sulla lotta all’evasione con l’ultima manovra, oltre a fissare obiettivi per oltre 3 miliardi aggiuntivi da recuperare punta su un maggior utilizzo della compliance e sull’incrocio dei big data. L’adempimento spontaneo passerà quindi per fattura elettronica, liquidazioni Iva e le nuove informazioni sugli scontrini telematici obbligatori per tutti dal 1° gennaio i quali incrementeranno notevolmente gli archivi a disposizione dell’amministrazione finanziaria.
Sul fronte compliance, ossia sull’adempimento spontaneo, il Fisco conta di portare a casa poco meno di 1,5 miliardi in più. Un incentivo alla compliance di esercenti e commercianti passa anche dalle lotterie degli scontrini per poco meno di 1,2 miliardi. A questi si aggiungono circa 200 milioni come primo traguardo fissato dalla legge di Bilancio 2020 per l’anonimometro: più che uno strumento aggiuntivo, un restyling per l’impiego delle informazioni di sintesi (saldo a inizio e fine anno, totale movimenti in entrata e in uscita e giacenza media) contenute nella Superanagrafe dei conti correnti.
L’Agenzia delle Entrate, quindi, con una pseudoanonimizzazione dei dati dei contribuenti potrà procedere all’incrocio con altre informazioni disponibili come quelle reddituali, il patrimonio immobiliare e per gli operatori economici anche quelli di fattura elettronica e scontrini telematici. Il meccanismo, però, non sarà immediato perché vista la delicatezza dei dati in gioco sarà necessario un decreto del Mef da emanare entro il 30 marzo con il coinvolgimento anche del Garante della Privacy, in quanto la norma contenuta nella legge di Bilancio si muove lungo il solco del rispetto della disciplina comunitaria sulla tutela dei dati personali.
La prevenzione e il contrasto all’evasione entrano così a pieno titolo tra gli ambiti di intervento su cui è possibile una deroga rispetto agli obiettivi di protezione della privacy. Naturalmente il tutto passa da un’attenta attività precedente di analisi del rischio.
Questo significa che dovranno essere elaborati degli algoritmi in base ai quali “estrarre” le situazioni ritenute davvero in odore di evasione, evitando falsi positivi che possano far perdere tempo a uffici e contribuenti eventualmente coinvolti. In tale ottica, potrebbero essere impiegati tecniche statistico-induttive, anche attraverso le potenzialità offerte dal machine learning, applicabili sia ai soli dati finanziari sia a successivi o preventivi incroci con le altre banche dati.
La peseudonanonimizzazione sarà comunque una facoltà per l’amministrazione finanziaria e non un obbligo. E potrà riguardare tutti i tipi di informazioni dell’Anagrafe tributaria. In pratica si potrebbero creare macro-tipi di situazioni a rischio evasione da calare poi nella concretezza dei comportamenti che emergono dai dati disponibili. Molto verosimilmente, le liste dei soggetti da controllare saranno – così come avvenuto finora per la Superanagrafe – elaborate a livello centrale e trasmesse agli uffici provinciali, che saranno chiamati a verificare le singole posizioni ma senza procedere a un accertamento immediato. In una prima fase, si punterà proprio sulla compliance con l’invio di alert in base ai quali i contribuenti potranno procedere all’adempimento spontaneo. La stessa relazione tecnica allegata alla legge di bilancio sulle nuove regole di ingaggio nell’analisi di rischio indicano in oltre 3,6 miliardi le riscossioni da attività di controllo e da ravvedimento indotto dalle lettere di compliance a cui si devono aggiungere altri 573 milioni di euro per incassi riportati nella sezione delle entrate erariali del bilancio dello Stato.
Proprio dalla somma di queste cifre che porta complessivamente a 4,1 miliardi è legata la stima di recupero di gettito con l’anonimometro che potenzialmente potrà far salire gli incassi da compliance dell’11 per cento. A regime dal 2022 dovrebbero entrare nelle casse dello Stato non meno di 460 milioni, mentre nel 2021 dovrebbero attestarsi a 251 milioni.
Nella lotta all’evasione il Fisco, quindi, è pronto a giocare le sue carte migliori. Ma aldilà delle somme che si stimano di recuperare, l’anonimometro rappresenta un cambio di rotta culturale nella gestione e nell’utilizzo di quei miliardi di dati e informazioni di cui oggi il Fisco dispone ma la cui potenzialità nell’incrocio e nella caccia agli evasori in troppi casi è limitata anche dalle regole sulla privacy.
Il salto che l’amministrazione finanziaria potrebbe compiere con questo nuovo strumento sta nel rispettare l’anonimato dei contribuenti ma allo stesso tempo procedere a un utilizzo massivo delle informazioni disponibili.
Fonte: Il Sole 24 Ore