Meno Protesti non equivale ad aziende più sane

16 March 2018 IN Attualità , Business Defence
Meno Protesti non equivale ad aziende più sane

Secondo i dati raccolti dalle Camere di Commercio ed elaborati da InfoCamere per conto di Unioncamere gli insoluti, accertati tramite atto pubblico da un pubblico ufficiale, nel 2017 si sono ridotti del 47% in termini di numero  e del 63% in termini di valore rispetto ai primi nove mesi del 2014. In discesa, sia in termini di numero che di valore. Italiani dunque più solvibili o più prudenti? L’affermarsi di nuove modalità di pagamento riteniamo abbia drasticamente inciso su questi risultati. Senza dubbio gli strumenti di pagamento più utilizzati dalle aziende sono bonifico e ricevuta bancaria che, per loro natura, non sono protestabili. Le ragioni di questa riduzione dei protesti sono diverse e vanno dunque interpretate.  Certamente rispetto al 2014, il 2017 ha visto dimezzare il numero e il valore dei protesti e ciò probabilmente conferma che le difficoltà economiche e finanziarie si stanno attenuando. Di ciò naturalmente ci rallegriamo, tuttavia il dato a nostro avviso va letto con le dovute cautele.

I NUMERI

Lo studio evidenzia che le cambiali risultano dimezzate in termini di numero e del 71% in termini di valore, mentre gli assegni  frenano del 36% nei valori assoluti e sono stati dimezzati in termini monetari. La percentuale più elevata dei “pagherò”, pari all’80%, è rappresentata da cambiali (309.146), mentre gli assegni costituiscono il 20% (75.961).

L’ANALISI TERRITORIALE

Le aree più virtuose sono le Marche, dove si registra la frenata più vistosa degli effetti protestati tra i primi nove mesi del 2017 e lo stesso periodo del 2016 (-33,1%); seguono Trentino-Alto Adige (-25,2%) e Veneto (-18,8%). È però nella Valla d’Aosta che si riscontra  lo stop più evidente in termini monetari (-52,8%) ad otto punti percentuali dai trentini ed altoatesini (-44,8% rispetto al 2016). Guidano invece la classifica per numero di effetti protestati le grandi città come Roma, Milano, Napoli e Salerno (forse complice il costo elevato della vita), mentre in termini di importi levati salgono ai vertici della graduatoria Rovigo, Fermo e Frosinone in cui, in media, i “pagherò” superano il valore di 2mila euro. La Spezia, Belluno (con importi medi di circa 600 euro) e Livorno (700) si collocano invece all’altro capo della classifica.

Paola Marinacci 
BD Business Defence Srl

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