Nel sistema economico contemporaneo, la tutela del credito è una componente essenziale della certezza del diritto e della stabilità finanziaria. In assenza di strumenti efficaci per il recupero dei crediti, si genera una distorsione sistemica che penalizza il creditore diligente e premia comportamenti opportunistici da parte del debitore.
L’efficacia di un’azione di recupero non si esaurisce nella possibilità di ricorrere al giudice, ma si fonda prima di tutto sulla conoscenza preventiva della reale consistenza patrimoniale del debitore. Senza questa informazione, qualsiasi azione giudiziaria rischia di diventare un investimento a perdere.
Il contesto normativo: accesso limitato alle informazioni patrimoniali
Nel nostro ordinamento, l’accesso alle banche dati patrimoniali è disciplinato dall’art. 492-bis del codice di procedura civile, che consente all’ufficiale giudiziario, previa autorizzazione del giudice dell’esecuzione, di consultare l’Anagrafe tributaria, l’INPS e l’Anagrafe dei rapporti finanziari.
Questo strumento, introdotto per migliorare l’efficienza dell’esecuzione forzata, rappresenta un passo avanti. Tuttavia, può essere attivato solo dopo l’emissione di un titolo esecutivo. Fino a quel momento, il creditore non ha strumenti efficaci per comprendere se il debitore è solvibile.
Il risultato è che, nella pratica quotidiana, il creditore deve decidere se agire giudizialmente “al buio”, senza sapere se esistono beni aggredibili. Troppo spesso ciò porta a contenziosi inutili, che si concludono con una procedura esecutiva infruttuosa e con ulteriori perdite economiche.
Il problema visto dal campo
Chi opera nel settore — siano essi avvocati, società di recupero, o investigatori privati autorizzati — si scontra con una problematica strutturale ben nota: la difficoltà di ottenere informazioni patrimoniali aggiornate sul debitore nella fase ante causam, ossia prima che il credito sia accertato in giudizio.
Le informazioni oggi reperibili legittimamente da Info Provider e Società Investigative autorizzate sono spesso frammentarie e raramente sufficienti, specie nei confronti di persone fisiche o soggetti che si sono già spogliati dei propri beni.
In questo modo, si genera un’asimmetria informativa che penalizza il creditore e favorisce quei debitori “strategici” che contano sull’inefficienza del sistema.
Questo sistema evidenzia uno sbilanciamento a favore del debitore che spesso rappresenta anche un disincentivo all’azione giudiziaria, soprattutto per crediti di importo contenuto, dove i costi legali superano di gran lunga i benefici attesi.
Una riforma necessaria: proposte de iure condendo
Alla luce delle criticità evidenziate, è sempre più urgente un ripensamento del sistema normativo.
Alcuni spunti de iure condendo potrebbero essere:
Riconoscere un ruolo attivo e regolamentato ai soggetti autorizzati, come le società investigative iscritte all’albo prefettizio, che oggi svolgono già un’attività fondamentale nel reperimento delle informazioni economico-patrimoniali in modo lecito e documentato.
BD Business Defence, in qualità di Info Provider munito di licenza prefettizia ex art. 134 T.U.L.P.S. con estensione alle attività investigative, svolge quotidianamente attività di investigazione economico-patrimoniale nel rispetto delle normative vigenti.
Riconoscere e normare in maniera più chiara questa attività, consentendo ai soggetti autorizzati un accesso più ampio (ma tracciato e vigilato), sarebbe un passo concreto verso un sistema più trasparente ed efficiente.Utilizzare strumenti tecnologici sicuri e tracciabili per centralizzare le informazioni patrimoniali accessibili su base autorizzata, per evitare abusi ma anche superare la frammentazione attuale.
Introdurre una procedura di accesso ai dati patrimoniali anche in fase ante causam, tramite istanza motivata all’autorità giudiziaria, da valutare nel rispetto della riservatezza ma con finalità istruttorie.
Prevedere forme di “indagine patrimoniale preventiva”, magari affidate al difensore, come accade in alcuni ordinamenti anglosassoni.
Qualunque riforma dovrà garantire un corretto bilanciamento tra la tutela della riservatezza e il principio di buona fede nei rapporti obbligatori. Un debitore che agisce in buona fede non dovrebbe temere strumenti legittimi e tracciati che accertino la sua solvibilità. Al contrario, questi strumenti servono a contrastare comportamenti opportunistici e frodi patrimoniali.
La vera efficacia inizia prima del processo
È tempo di superare l’idea che la tutela del credito debba iniziare solo dopo la sentenza. Al contrario, un recupero realmente efficace comincia prima dell’azione giudiziaria, con una valutazione concreta delle possibilità di successo. Per farlo, occorrono strumenti idonei, trasparenti e regolamentati.
Affidarsi all’esperienza di Info Provider autorizzati come BD Business Defence, che operano nel pieno rispetto della legge e offrono un supporto investigativo documentato, è già oggi una strada percorribile. Ma per affrontare in modo sistemico il problema, servono riforme che rendano la conoscenza patrimoniale del debitore un diritto procedurale accessibile, regolato e controllato.
Solo così si potrà costruire un sistema più equo, che riduca l’asimmetria tra debitore e creditore, rafforzi l’efficienza del processo civile e valorizzi la responsabilità nei rapporti economici. Perché la vera tutela del credito inizia dalla trasparenza.