Stipendio e pensioni: aumento minimo vitale impignorabile 2019
Con l’inizio del nuovo anno aumenta anche la quota di pensione impignorabile. Infatti, l’Inps ha aggiornato – al rialzo – l’importo dell’assegno sociale e quindi la base per stabilire i limiti di pignoramento delle pensioni. In parallelo aumenta anche il minimo vitale. In sostanza a tutti i pensionati che devono pagare dei debiti viene garantita una parte di pensione ‘intoccabile’ più alta rispetto al 2018.
La legge prevede per chi percepisce la pensione ma ha contratto dei debiti – ed è sotto esecuzione forzata – un ‘minimo vitale’: si tratta di una soglia minima sotto la quale la pensione non può scendere nonostante il pignoramento da parte dell’Inps (o da altro ente di previdenza). Ciò vale per qualsiasi tipo di trattamento previdenziale e a prescindere dall’entità dell’importo. Insomma si vuole garantire al pensionato una somma in grado di garantirne la sopravvivenza anche all’interno di una situazione debitoria.
Nello specifico ecco cosa prevede il Codice di procedura civile: “Le somme da chiunque dovute a titolo di pensione di indennità che tengono luogo di pensione o di altri assegni di quiescenza, non possono essere pignorate per un ammontare corrispondente alla misura massima mensile dell’assegno sociale, aumentato della metà. La parte eccedente tale ammontare è pignorabile nei limiti previsti”.
Per essere chiari il pignoramento può riguardare massimo un quinto della pensione.
L’assegno sociale per il 2019 è pari a 457,99 euro mensili (nel 2018 era pari a 453,00 euro mensili). Per quest’anno ne consegue che la soglia del minimo vitale impignorabile della pensione toccherà i 686,98 euro. Solo la somma eccedente tale cifra potrà essere pignorabile.
Inoltre, c’è da sottolineare che, nel caso dei debiti col fisco, il pignoramento può riguardare solo un decimo della quota eccedente il minimo vitale se la pensione non supera i 2.500 e i 5.000 e un quinto se la pensione non supera i 5.000 euro.
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