25 Novembre 2025: dal consenso libero alla parità di genere, un impegno quotidiano contro la violenza sulle donne

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, celebrata ogni anno il 25 novembre, continua a ricordarci quanto la nostra società sia ancora segnata da dinamiche di sopraffazione, disuguaglianza e discriminazione profondamente radicate. Non si tratta di una data rituale o di un semplice appuntamento del calendario: è un momento di riflessione collettiva che ci costringe a guardare senza filtri una realtà complessa e dolorosa. Ogni anno questa ricorrenza ci invita a considerare quanto la violenza di genere sia un fenomeno episodico, ma un problema strutturale che attraversa culture, generazioni, contesti familiari e lavorativi.
In questa prospettiva, il 25 novembre non è soltanto un giorno per ricordare le vittime, ma un’occasione per interrogare le nostre responsabilità come individui, come istituzioni e come comunità. L’obiettivo non può limitarsi alla commemorazione: deve tradursi in una consapevolezza diffusa e in un impegno quotidiano che superi il confine della ricorrenza annuale. Quest’anno, questa giornata assume un significato ancora più profondo, perché coincide con una svolta legislativa storica: l’approvazione alla Camera di una legge che introduce il principio del “consenso libero e attuale” nei reati di violenza sessuale.
La svolta del “consenso libero e attuale”: una rivoluzione normativa e culturale
Il 19 novembre 2025 la Camera dei Deputati ha approvato con voto unanime una riforma cruciale, riscrivendo l’articolo 609-bis del codice penale. La nuova normativa stabilisce che ogni atto sessuale deve basarsi su un consenso espresso, libero, volontario e presente. Non è più sufficiente che la vittima dimostri di essersi opposta; il principio fondamentale è che il consenso deve essere esplicito e revocabile.
Questa riforma rappresenta un cambiamento epocale, perché sposta il peso della prova dall’essere vittima all’autore del reato. Finalmente la legge riconosce che la responsabilità non ricade su chi subisce la violenza, ma su chi la compie, sancendo un principio di autodeterminazione e di protezione che allinea l’Italia agli standard internazionali della Convenzione di Istanbul. È una rivoluzione normativa e culturale allo stesso tempo: il consenso non è più un dettaglio tecnico, ma il cuore di ogni relazione, e la sua assenza è di per sé sufficiente a configurare il reato di violenza sessuale.
Dal diritto alla cultura: perché il consenso cambia le relazioni
L’introduzione del principio del consenso libero e attuale ha implicazioni che vanno ben oltre il codice penale. Si tratta di una sfida culturale che impone una riflessione profonda su come concepiamo le relazioni intime, il rispetto reciproco e la libertà individuale. La riforma ribalta la logica tradizionale secondo cui la vittima doveva provare la propria opposizione o la propria resistenza. Ora la responsabilità ricade sull’autore, il che significa che il “silenzio” o l’assenza di opposizione non possono mai essere considerati consenso.
Questo approccio contribuisce a costruire una cultura del rispetto che deve attraversare la scuola, i media, la famiglia e il luogo di lavoro. Significa educare le giovani generazioni alla consapevolezza della libertà individuale e della reciprocità, e riaffermare che nessun individuo può essere considerato proprietà di un altro, né che il corpo altrui possa essere oggetto di possesso o imposizione.
I numeri del 2025: un fenomeno ancora vasto e con sfumature nuove
I dati preliminari dell’Istat relativi al 2025 confermano quanto la violenza di genere resti un’emergenza di dimensioni significative. Circa 6,4 milioni di donne italiane, pari al 31,9% delle donne fra i 16 e i 75 anni, hanno dichiarato di aver subito nel corso della vita una violenza fisica o sessuale. Di queste, il 18,8% ha subito violenza fisica e il 23,4% violenza sessuale; all’interno di quest’ultima categoria, il 5,7% ha subito stupri o tentativi di stupro. Il 26,5% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale da parenti, conoscenti, colleghi o estranei al di fuori della coppia, mentre tra le donne che hanno o hanno avuto una relazione di coppia il dato scende al 12,6% per chi ha subito violenza fisica o sessuale nell’ambito della relazione. Emergono anche forme ulteriori di abuso: il 17,9% ha subito violenza psicologica da partner o ex partner, e il 6,6% violenza economica.
I dati evidenziano anche che, negli ultimi cinque anni, il numero di donne che hanno subito violenza fisica o sessuale nei cinque anni precedenti l’intervista è rimasto sostanzialmente stabile, mentre aumentano le segnalazioni tra le giovani donne tra i 16 e i 24 anni, particolarmente vulnerabili, e tra le studentesse. Sul fronte degli omicidi volontari, le donne continuano a morire prevalentemente in ambito familiare o affettivo: i 76 femminicidi accertati in Italia fino a novembre 2025 mostrano che nel 49% dei casi l’assassino era il partner convivente e nel 18% un ex partner, confermando quanto la violenza sia spesso interna alle relazioni più intime.
Forme di violenza: dalla casa al lavoro
La violenza di genere si manifesta in modi diversi e tutti richiedono attenzione. Non è solo fisica o sessuale, ma anche psicologica, economica e digitale. La violenza psicologica comprende minacce, isolamento sociale, controllo dei movimenti e umiliazioni continue, mentre quella economica si manifesta nel controllare le risorse finanziarie, limitare l’accesso al lavoro o obbligare a rendicontare ogni spesa. La violenza sul lavoro è un fenomeno spesso sottovalutato: secondo dati recenti, più di una donna su dieci tra i 15 e i 70 anni ha subito molestie sessuali o abusi di potere sul posto di lavoro, e oltre il 60% delle donne non denuncia per paura di perdere il lavoro. Lo stalking e la violenza digitale, tra cyberstalking e revenge porn, completano il quadro, creando un impatto devastante sulla vita quotidiana delle vittime, sia in termini psicologici sia economici.
Le responsabilità delle istituzioni e il ruolo della società civile
La legge sul consenso libero e attuale rappresenta un avanzamento essenziale, ma senza un sistema di supporto e prevenzione resta incompleta. Le istituzioni hanno il compito di garantire centri antiviolenza funzionanti, servizi sanitari attrezzati, formazione specifica per forze dell’ordine e magistratura. La società civile, attraverso associazioni, reti territoriali e gruppi informali, gioca un ruolo fondamentale nell’accoglienza, nell’orientamento e nel sostegno delle vittime.
Anche le aziende hanno una responsabilità precisa: creare ambienti sicuri, promuovere la prevenzione, educare alla parità e garantire protezione per le dipendenti che subiscono violenza. La costruzione di una cultura del rispetto e della tutela dei diritti passa attraverso la responsabilità collettiva, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle comunità.
Il 25 novembre come punto di partenza
Il 25 novembre deve diventare un momento di riflessione, di impegno e di azione concreta. La riforma sul consenso libero e attuale ci dimostra che il cambiamento è possibile e che le istituzioni, se unite, possono incidere sul quadro normativo e culturale. Tuttavia, la trasformazione vera richiede uno sforzo quotidiano: riconoscere gli episodi di violenza, sostenere le vittime, educare le nuove generazioni, smontare gli stereotipi di genere e intervenire attivamente quando si assiste a comportamenti di sopraffazione.
Ogni giorno deve essere il 25 novembre, perché solo attraverso un impegno costante e collettivo possiamo costruire una società in cui la violenza contro le donne non sia più una realtà vissuta, ma un ricordo del passato.
Un impegno concreto per la parità e il contrasto alla violenza di genere
BD Business Defence sostiene con fermezza la lotta contro ogni violenza e discriminazione di genere. Il nostro impegno non si limita alle parole, ma si concretizza in azioni concrete: siamo orgogliosi di aver ottenuto la Certificazione per la Parità di Genere, un riconoscimento che attesta il nostro impegno nel garantire pari opportunità, equità salariale e un ambiente di lavoro libero da discriminazioni e molestie.
Crediamo fermamente che le aziende debbano essere promotrici di cambiamento culturale, implementando politiche attive contro la violenza di genere, formando il personale sul rispetto e sulla prevenzione, e creando spazi di lavoro sicuri e inclusivi. La parità di genere non è solo un valore etico, ma una necessità per costruire una società più giusta e un'economia più sostenibile.
Il 25 novembre non è solo una data sul calendario: è un impegno quotidiano per costruire un mondo in cui ogni donna possa vivere libera dalla paura, dalla violenza e dalla discriminazione.