25 Novembre: Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

25 November 2022 IN Attualità
25 Novembre: Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

I femminicidi e gli episodi di violenza contro le donne non conoscono sosta, come testimoniano le pagine di cronaca dei giornali. Dall’inizio del 2022 fino al 21 novembre in Italia sono state uccise 104 donne, quasi 10 al mese: il dato è allarmante e spiega la necessità, il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, di fermarsi a riflettere sull'orrore della violenza di genere.

La data è stata scelta per ricordare il brutale assassinio delle tre sorelle Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal, uccise a Malcedo, in Repubblica Domenicana il 25 novembre 1960. L’omicidio de “Le farfalle” (questo era il nome in codice delle tre sorelle) scatenò una grande e commossa reazione popolare che sfociò nel 1961 nell’uccisione di Trujillo e nella fine della sua dittatura.

La ricorrenza, voluta dalle Nazioni Unite, è istituzionalizzata il 17 dicembre 1999 con la risoluzione 54/134, che definisce questa violenza “una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti che, ad oggi, non viene denunciata, a causa dell’impunità, del silenzio, della stigmatizzazione e della vergogna che la caratterizzano”. Scopo della Giornata, oltre appunto a ricordare le vittime, è anche sensibilizzare l’opinione pubblica su questo barbaro fenomeno, che comprende il femminicidio, ma anche ogni forma di violenza di genere, che sia fisica e psicologica. 

Secondo l’Articolo 1 della Dichiarazione sull’Eliminazione della Violenza contro le Donne, emanata dall’Assemblea Generale nel 1993 si riconosce la matrice storica, sociale e culturale della violenza di genere: “Il femminicidio è la manifestazione di una disparità storica nei rapporti di forza tra uomo e donna che ha portato al dominio dell’uomo sulle donne e alla discriminazione contro di loro, e ha impedito un vero progresso nella condizione della donna”.

Dal 1993 a oggi, con l’evolversi della consapevolezza sociale, i sistemi legislativi dei vari paesi e le organizzazioni internazionali hanno via via modificato norme, pene, definizioni di reato e fissato diritti e nuove misure di protezione per le vittime di violenza. Anche se molto resta ancora da fare visti i numeri attuali della violenza di genere.

I numeri della violenza di genere

L’analisi dei dati delle forze di Polizia, contenuta nel report "Il pregiudizio e la violenza contro le donne", elaborato dalla Direzione centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza riporta un panorama allarmante, anche se nei primi nove mesi dell’anno si registra una lieve diminuzione dei femminicidi rispetto allo stesso periodo del 2021. I femminicidi sono stati 82, (gennaio – settembre), arrivando fino a 104 (novembre 2022), 71 dei quali maturati in ambito familiare e, in relazione a queste 71 donne, 42 (quasi 2 su 3) hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner. I loro carnefici, sono nel 77% dei casi italiani e il 28% ha un’età compresa tra i 31 e 44 anni. Questo dato smorza anche un po’ di speranze legate a un cambio culturale delle nuove generazioni.

Un altro rapporto realizzato da EURES (Banca Dati sugli Omicidi Dolosi in Italia) mette in luce altri elementi importanti. Il primo è che risulta in diminuzione l’incidenza delle grandi aree metropolitane come regioni dal rischio più elevato per le donne: in cima alla graduatoria nazionale per numero di femminicidi si conferma anche nel  2022 Roma, ma con 8 femminicidi, a fronte dei 14 vittime del 2021), in calo anche Milano (5 femminicidi, 2 in meno rispetto all’anno scorso).  L’altro è che aumentano i femminicidi a mani nude (+26,3 per cento, con 24 donne uccise) e in particolare quelli da percosse, che passano dai 3 casi del 2021 agli 8 del 2022, accompagnati da esplosioni di rabbia spesso derivanti dall’impossibilità di esercitare il proprio controllo sulle scelte o sui comportamenti delle vittime. La fotografia esatta, insomma, del retroterra culturale che insiste dietro al fenomeno del femminicidio.

Il simbolo delle Scarpe Rosse

Il simbolo è frutto dell’iniziativa di un’artista messicana, Elina Chauvet, che il 22 agosto 2009 posizionò in una piazza della città 33 paia di scarpe femminili, tutte rosse. L’idea di Chauvet nacque per la necessità di accendere i riflettori sul dilagante fenomeno, ma anche per ricordare la sorella, assassinata dal marito a soli vent’anni. 33 paia di calzature, tutte diverse l'una dall'altra ma accomunate dal colore rosso, lo stesso del sangue, e dal fatto di essere prive delle loro rispettive proprietarie, scomparse a causa di una violenza innegabilmente sistemica: la potenza dell’immagine non poteva lasciare indifferenti. L’opera simbolica venne replicata in Argentina, in Ecuador, in Brasile, in Perù, negli Stati Uniti, in Canada, e attraversò l’Oceano arrivando in diversi paesi d’Europa, tra cui l’Italia. L’installazione continua ad essere replicata in tutti i quei paesi che hanno adottato la simbologia delle scarpe rosse come emblema della lotta alla violenza di genere e del 25 novembre. Le scarpe vengono posizionate in scenografici luoghi pubblici, e in alcune occasioni a ogni paio viene associato un biglietto che riporta il nome di una donna uccisa.

Discriminazione come radice della violenza di genere

La violenza di genere è ormai un fenomeno strutturale delle nostre società che si fonda, in larga misura, sull’incapacità da parte di alcuni uomini di accettare la libertà e l’autodeterminazione delle donne. I numeri nella loro crudezza e verità indicano la dimensione di un fatto drammatico che le istituzioni sono chiamate a contrastare con maggiore rigore e visione: mentre gli omicidi calano, i femminicidi aumentano. La causa di questa sofferenza legata all’identità di genere trova le sue radici nell’ordine dei rapporti tra uomini e donne: una violenza che è conseguenza della discriminazione, dal punto di vista legale e pratico, delle persistenti disuguaglianze. Senza uguaglianza si fa largo la violenza. Il divario salariale, l’estenuante prova delle donne per dimostrare la propria professionalità, il carico del lavoro di cura che pesa quasi totalmente su di loro, le immagini pubblicitarie che le schiacciano in stereotipi, spesso umilianti. Laddove il gender gap è maggiore, maggiore è la violenza sulle donne che spesso non hanno neppure gli strumenti economici e le stesse possibilità degli uomini di costruire un percorso autonomo nelle scelte di vita. Dunque, la prevenzione, intesa innanzitutto come corretta educazione alla capacità di riconoscere e rispettare le differenze nella parità è fondamentale. È chiaro che gli interventi normativi - seppur fondamentali - da soli non bastano, è la cultura della società che deve cambiare (Vanna Iori, pedagogista, e ordinaria di Pedagogia all'Università Cattolica di Milano).

Il femminicidio è una piaga che fatichiamo a contrastare, nonostante le leggi, i piani nazionali, le campagne di sensibilizzazione, la rete di centri antiviolenza sui territori, l’impegno delle istituzioni, dei movimenti e delle associazioni. Tutti concordi, ormai, nell’indicare il tassello che manca: la prevenzione. Che significa non solo saper fermare la violenza prima che accada, ma anche imparare a riconoscerla.

BD BUSINESS DEFENCE è orgogliosa di essere un’azienda costituita per oltre il 65% da donne, e in questa giornata si schiera contro ogni tipo di violenza di genere. Nel nostro piccolo crediamo che sia fondamentale incentivare la presenza femminile nel mondo del lavoro, perchè essenziale per l'identità personale, in quanto garanzia di indipendenza e di riconoscimento sociale.


Fonti: Lifegate/Tgcom24/IlSole24Ore

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