Rischio rinvio «sine die» per il codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza (decreto legislativo 14/2019): l'entrata in vigore, infatti, è slittata al 1° settembre 2021, come stabilito dal “decreto liquidità” (convertito nella legge 23/2020) e tra molti aleggia la sensazione che il codice stesso sia in pericolo in quanto viene visto dalle opposizioni e da parte della maggioranza come un complesso di norme ostili al tessuto produttivo. E ciò nonostante un testo correttivo è previsto arrivi all'attenzione del consiglio dei ministri la prossima settimana, o quella dopo.
A dirlo è stato il capo dell'ufficio legislativo del ministero della Giustizia Mauro Vitiello dal palco del convegno promosso a Bergamo dal locale Ordine dei commercialisti per affrontare le attività e il futuro delle aziende al tempo della pandemia. In una città pesantemente funestata dal Covid-19, il rappresentante del dicastero di via Arenula, ha evidenziato quanto la normativa dell'anno in corso sia stata fortemente condizionata dall'epidemia, e che sulla scelta di procrastinare al 2021 l'avvio del provvedimento abbia pesato l’idea di non voler esporre gli imprenditori all'incertezza, mentre se le norme verranno metabolizzate, permetteranno una pronta emersione dalla crisi.
Eppure, ha lasciato intendere alla platea di professionisti, il dlgs 14/2019 è in bilico, anche in relazione ad un emendamento al decreto Agosto (104/2020, ndr), di cui ancora non è stata dichiarata l'ammissibilità, per rivedere la legge 3/2012 sulla composizione delle crisi da sovraindebitamento. «Un intervento - ha proseguito Vitiello - auspicabile, ma non vorrei fosse la scusa per accantonare del tutto l'entrata in vigore dell'altro testo», al quale ha attribuito un ruolo nuovo il presidente della Commissione ministeriale per la riforma della disciplina delle procedure concorsuali Renato Rordorf che ha affermato che questo è nato per «favorire il recupero dell'impresa, per migliorarne gli assetti organizzativi, anche come precondizione per la precoce emersione degli eventuali sintomi di insolvenza, nonché per dare una seconda chance a coloro che la crisi ha temporaneamente espulso dal mercato, produttori o consumatori, eliminando i caratteri punitivi delle tradizionali procedure fallimentari».
L'iniziativa, nella stagione del Coronavirus, mette in risalto il modus operandi aziendale, giacché l'adeguatezza è condizione essenziale per comprendere se, o in quale misura, un'eventuale situazione di difficoltà sia ricollegabile all'evento pandemico. O dipenda invece da cause pregresse.
La figura del commercialista, comunque, è determinante nella rilevazione e gestione dei nodi delle realtà produttive: ne è convinto tanto il consigliere nazionale Raffaele Marcello, quanto la presidente dell'Ordine bergamasco Simona Bonomelli, secondo cui se l'imprenditore è chiamato ad esser più consapevole e responsabile, il professionista, con competenze e appositi strumenti digitali di allerta anti-crisi, potrà guidarne le scelte economico-finanziarie.
La categoria, intanto, è pronta ad affrontare anche altre sfide: forte del riconoscimento di quanto fatto nei mesi bui della pandemia per garantire la corretta erogazione delle misure di sostegno governative da parte del viceministro dell'Economia Antonio Misiani, e sospeso lo sciopero proclamato dai sindacati, per il presidente del Consiglio nazionale Massimo Miani l'attenzione è puntata sul faccia a faccia col ministro Roberto Gualtieri del 7 ottobre. Sul tavolo tanto la riforma fiscale, quanto il salto in avanti della professione.
Fonte: Italia Oggi