Banche italiane: tornano ad aumentare le sofferenze

21 March 2022 IN Attualità
Banche italiane: tornano ad aumentare le sofferenze

Parte con il piede sbagliato il 2022 delle banche italiane, che mostrano un leggero peggioramento della qualità del credito e le sofferenze che tornano ad aumentare. Secondo quanto emerge dal rapporto mensile dell’Abi, le sofferenze nette – cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse – a gennaio sono aumentate di 3 miliardi, a 18,2 miliardi di euro, rispetto ai 15,2 miliardi di dicembre 2021.

Il dato è comunque inferiore rispetto ai 19,9 miliardi di gennaio 2021 (-1,7 miliardi pari a -8,5%) e ai 26,3 miliardi di gennaio 2020 (-8,2 miliardi pari a – 31%). Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), la riduzione è di 70,7 miliardi (pari a -79,6%). Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è pari all’1,04% a gennaio 2022, (era 0,87% a dicembre 2021, 1,14% a gennaio 2021, 1,55% a gennaio 2020 e 4,89% a novembre 2015).

Da quanto emerge dall’ultimo Market Watch Npl pubblicato da Banca Ifis il mercato degli NPL in Italia continua a crescere; sono state infatti quantificate nel 2021 un totale di transazioni effettuate di crediti non performing per complessivi 33 miliardi di euro. Un mercato che continuerà a crescere nel prossimo biennio con una stima di circa 47 miliardi di euro di nuove dismissioni Npe nel 2022 (35 miliardi di euro di Npl e 12 miliardi di euro di Utp) ed altrettante nel 2023 (37 miliardi di Npl e 10 miliardi di Utp) per un totale di 94 miliardi di euro di vendite nel biennio.

Sempre più rilevante il mercato secondario che nel 2021 ha registrato una incidenza del 32% sul totale transazioni e si prevede arrivi al 33% nel 2022. Il report evidenzia come dal 2017 al 2021 siano stati investiti quasi 60 miliardi di euro da parte di servicer e investitori per acquisire 245 miliardi di euro di portafogli Npl. Il mercato conferma la concentrazione delle transazioni sia lato originator, con il 45% delle cessioni riferibile a cinque grandi gruppi, sia lato acquisizioni: il 31% dei volumi è gestito da cinque buyer.

Dal punto di vista dei flussi di nuovo deteriorato nei bilanci bancari si prevede il deterioramento di circa 60 miliardi di euro di crediti tra il 2022 e il 2023. Nel 2024 si stima un ritorno ai valori pre-Covid con un tasso di deterioramento attorno all’1% che si confronta con il 2,4% stimato nel 2022: un valore ben lontano dal tasso del 4,5% relativo al picco registrato nel 2013. Migliora anche l’Npe ratio italiano stimato in contrazione al 4,7% a fine 2021 sotto il target BCE del 5%.

Lo stock complessivo di Npe, che nel 2021 è sceso a 330 miliardi di euro in linea con i livelli del 2019 e 2020, salirà fino a toccare i 402 miliardi nel 2024. Lo stock nel 2021 è composto da circa 88 miliardi di euro di Npe in capo alle banche e 242 miliardi di euro in gestione a servicer e investitori specializzati (circa il 73%). Nel 2024 si prevede che ben il 78% dello stock di Npe sarà in gestione all’Industria del credito deteriorato e solo il 22% sarà a bilancio bancario.

Per la prima volta in Italia, gli Utp iscritti a bilancio delle banche (45 miliardi stimati a fine 2021) superano lo stock Npl (39 miliardi di euro). Il sorpasso è confermato anche per i prossimi anni.

Aumenta il rischio di credito: l’incidenza dei prestiti classificati in stadio 2 passa dal 9% del 2019 al 15% alla fine del 2021. La percentuale si confermerà a circa il 14% nel corso del 2022 per scendere attorno al 12% nel 2024. A fine 2021 l’Italia conta circa 44 miliardi di finanziamenti ancora in moratoria, per l’82% sono prestiti alle imprese (36 miliardi di euro). Risulta ancora attivo il 16% delle richieste del 2020.

Il report di Banca Ifis evidenzia come dal 2016 a oggi le Gacs hanno sostenuto il mercato delle transazioni Npl per 96 miliardi di euro pari al 36% del totale vendite Npl. Nel 2021 le operazioni Gacs sono state 7 per 11 miliardi di euro di GBV.

In Italia, nel 2021, sono state realizzate circa 700 mila compravendite immobiliari: un vero e proprio record grazie alla grande liquidità delle famiglie e delle imprese che si è sommata agli incentivi fiscali. Si stima che anche nel 2022 la crescita continuerà a essere sostenuta. Il 2021 si è chiuso con 126.000 immobili in asta per un valore complessivo di 18,7 miliardi di euro. Sebbene l’operatività mostri segni di ripresa (+8,1% le unità immobiliari oggetto d’asta nel 2021) resta significativo il numero delle procedure posticipate per il blocco delle esecuzioni nel primo semestre 2021, pari a circa 77 mila aste, con un mancato recupero stimabile in circa 11 miliardi di euro.
 

Fonte: Wall Street Italia/La Stampa
 

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