Cessione del quinto.
Il 2020 sarà l’anno della svolta.
Il credito al consumo rappresenta uno degli elementi portanti dell’economia moderna in quanto consente ad ogni cittadino di acquistare beni e servizi usufruendo della possibilità di disporre del capitale necessario in tempi brevi restituendo in rate mensili il prestito ricevuto. Da uno studio effettuato nei primi sei mesi del 2019, infatti, è emerso che 4 italiani su 10 hanno un finanziamento in corso.
La cessione del quinto dello stipendio o della pensione è una particolare tipologia di credito al consumo, ovvero una tipologia di prestito prevista in Italia al quale si fa ricorso per far fronte ad esigenze economiche di varia natura. La cessione del quinto, quindi, altro non è che un prestito personale al consumo, del quale possono beneficiare i lavoratori dipendenti, pubblici, privati e statali, e i pensionati che hanno bisogno di liquidità per le più svariate ragioni; l’importo è variabile e il rimborso può essere a breve o a medio termine e ciò dipende dal fatto che la trattenuta sulla busta paga non può superare il 20% dello stipendio netto. Con riferimento ai lavoratori, tuttavia, va detto che non tutti hanno accesso a tale tipologia di prestito, che spetta, infatti, solo a coloro che hanno un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato e non hanno meno di 18 e più di 85 anni.
Con la cessione del quinto, però, le rate, a differenza di altri prestiti, non vengono corrisposte nella maniera tradizionale, con bollettini o bonifici bancari, ma attraverso la trattenuta sullo stipendio eseguita direttamente dal datore di lavoro o sulla pensione ad opera dell’istituto di previdenza competente. Tale peculiarità di prestito fa sì che il rischio di insolvenza volontaria del debitore venga abbattuto fortemente.
Nei primi 6 mesi del 2019 il credito al consumo, nel suo complesso, è cresciuto del 7,1%; un risultato positivo, ma non brillante rispetto agli anni precedenti, in cui il mercato registrava il 9,5% nel 2017 e il 16% nel 2016.
Negli ultimi 2 anni la cessione del quinto non ha dato i risultati sperati malgrado il percorso intrapreso dai principali player, un percorso fatto di molte regole, a partire dal protocollo Assofin, attuato al fine di accrescere la tutela dei consumatori e prevenire i casi di sovra indebitamento, valorizzando la trasparenza nei rapporti con la clientela e favorendo la massima efficienza operativa da parte di tutti i soggetti coinvolti, fino agli orientamenti di Banca d’Italia. Molti operatori si sono adeguati al protocollo, ma non tutti e questo ha creato distonia nel mercato. Chi ha aderito lo ha fatto con una visione strategica di lungo periodo conscio del fatto che nel breve termine avrebbe scontato uno svantaggio rispetto ai competitor non aderenti.
L’attenzione al merito creditizio così come gli impatti sulle forme retributive degli agenti hanno portato inevitabilmente a una diminuzione dell’erogato. Tuttavia il mercato della CQS continua ad attirare l’interesse dei principali gruppi bancari e assicurativi che hanno annunciato iniziative in questo ambito.
Sembra che l’ultimo trimestre del 2019 e il 2020 saranno anni determinanti per il futuro dei prestiti contro cessione del quinto. Oggi il prodotto infatti inizia ad essere conosciuto anche oltre confine e potrebbe nel tempo diventare un finanziamento al credito al consumo a livello europeo. La CQS non rappresenta più una scelta residuale, ma il 50% dei clienti accede al prodotto consapevolmente e lo ritiene conveniente e vantaggioso; i prestiti personali rappresentano quindi un punto di riferimento per molti italiani.
Tra i vari motivi che spingono i lavoratori a preferire la cessione del quinto ad altre tipologie di prestito vi è sicuramente la semplicità dell’operazione. Una volta sottoscritto il contratto, infatti, non occorre pensare più a nulla in quanto l’obbligo di rimborso ricade direttamente sul datore di lavoro o sull’istituto previdenziale.
Il datore di lavoro, quindi, a partire dalla sottoscrizione del contratto ha l’obbligo di verificare che la rata non ecceda il limite del 20% dello stipendio netto, di trattenere l’ammontare della rata prevista dalla busta paga del lavoratore, di versare l’ammontare alla banca o alla finanziaria che ha erogato il prestito e di rilasciare al lavoratore copia dell’avvenuto pagamento.
Molte volte, però, banche, finanziarie o assicurazioni dopo aver erogato una CQS vedono improvvisamente interrompersi i rimborsi relativi alle rate residue. Solitamente questo avviene nei casi in cui il contraente ha cambiato o perso il lavoro. Certo l’istituto erogante avrà il diritto di incassare la liquidazione accantonata dal dipendente, ma il problema sorge quando tale somma non basta a ricoprire l’importo totale residuo.
A questo punto diventa necessario e indispensabile per il soggetto che ha erogato il credito individuare il nuovo datore di lavoro in modo da poter procedere con la rinotifica del contratto, decurtato della cifra già ricevuta, presso la nuova azienda e la prosecuzione del ripagamento del debito.
Il servizio JOB effettua indagini puntuali finalizzate ad individuare l’attuale attività lavorativa di una persona fisica (alle dipendenze di terzi o autonoma) e gli eventuali trattamenti pensionistici. Business Defence, società specializzata nelle Indagini Patrimoniali, ha creato una linea di servizi ad hoc per le aziende che si occupano di credito al consumo in modo da poter orientare al meglio le strategie di recupero del credito.
Fonte: Avvenire/BD Business Defence