Claudia Segre: «Donne, liberiamoci dalla violenza economica»
Presidente e founder della Global Thinking Foundation, Claudia Segre, da anni è impegnata a combattere la violenza economica, di cui le donne spesso sono vittime. Ospite a WomenX Impact, spiega quanto sia importante una maggiore competenza finanziaria: «Le donne devono lavorare su una propria consapevolezza e su una maggiore autonomia finanziaria».
Hanno fatto percorsi importanti e il grande summit internazionale WomenX Impact è l’occasione per parlarne, per capire quali siano stati i momenti chiave che le hanno rese le grandi professioniste di oggi e quali siano stati gli ostacoli più difficili da superare. Sono donne che sono riuscite a distinguersi nei loro percorsi di vita e di carriera e, il più delle volte, hanno avuto l’attenzione di non isolarsi in posizioni di potere, creando al contrario network e sinergie, in nome di un cambio di paradigma, che vuole le donne più attive, più presenti, più collaborative e consapevoli.
Tra loro c’è Claudia Segre, membro della Commissione Pari Opportunità dell’Accademia dei Lincei oltreché presidente e founder della Global Thinking Foundation, la fondazione che dal 2016 è impegnata a sostenere iniziative che abbiano come obiettivo l’alfabetizzazione finanziaria, in una battaglia continua contro la violenza economica.
In Italia siamo molto indietro sull’alfabetizzazione finanziaria: siamo il fanalino di coda nell’OCSE rispetto agli altri Paesi per le competenze economiche: che cosa si può fare praticamente?
«La nostra fondazione si occupa proprio di questo, con un’impronta ben precisa: l’Italia ha un forte differenziale di competenze e bisogna creare un nuovo modello di alfabetizzazione, puntando i Global Goals dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e facendo riferimento alla Convenzione di Instanbul che, all’interno della violenza domestica, ha inserito la violenza economica. Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro ha diffuso dei dati per cui 3 donne su 10 non hanno un conto corrente e non gestiscono i propri guadagni, il 34% dichiara che il compagno non è trasparente sul proprio stipendio e la contribuzione alle spese familiari delle donne è massima, supera l’80% delle proprie disponibilità. Bisogna accompagnare le donne verso un cambiamento di mentalità: le donne devono lavorare su una propria consapevolezza e autonomia finanziaria. In tre anni più di 5000 donne hanno partecipato al nostro progetto Donne al quadrato, che accompagna le ragazze a intraprendere percorsi di formazione e carriere professionali in settori STEM, così che sviluppino maggiori competenze economico-finanziarie».
Ha citato la violenza economica, meno conosciuta rispetto ad altre forme di violenza, perché più subdola: ci spiega che cos'è esattamente?
«Nella nostra mostra Libere di vivere abbiamo proprio voluto rendere visibile, in una galleria d’arte digitale, la violenza economica, cercando di aiutare a visualizzare i suoi effetti, con immagini di catene e di isolamento. Sì, certo, è invisibile, non ci sono lividi, ma fa male lo stesso. Non è violenza se tuo marito ti prosciuga il conto corrente perché è ludopatico? Non è violenza se ti fa sparire il conto corrente proprio poco prima che vi separiate? Se una donna è controllata in ogni sua spesa, se non ha la firma sul conto di famiglia, se non sa come vengono investiti i soldi del suo stipendio, ecco, quella è violenza. Poi si arriva a situazioni di spossessamento e abuso economico: si chiede alla moglie di fare da prestanome, la si costringe a firmare delle fideiussioni e sulla sua testa le si caricano dei mutui. Noi cerchiamo di insegnare alle donne che il proprio benessere passa anche dal reddito e dalla gestione diretta delle risorse che entrano in casa. Ci impegniamo perché i ragazzi a scuola lavorino sulla costituzione civile e riconoscano l'importanza di una parità di genere e salariale. Abbiamo fatto un vero e proprio manuale sulla violenza economica, in modo che si impari a riconoscerla e a evitarla».
A proposito di donne: è vero che sono quelle che, in ambito lavorativo, sono state le più penalizzate durante la pandemia?
«È un cerchio che si è chiuso intorno a una donna che, se non ha servizi alla famiglia adeguati, si trova intrappolata, tanto più che comunque le donne guadagnano meno: c’è un forte gap salariale, che ha poi ripercussioni anche sulle pensioni. Il rischio, per molte donne, è quello di andare verso la soglia di povertà».
Se le chiedessimo dei consigli su come fare dei buoni investimenti futuri?
«Prima iniziamo ad accantonare i soldi per la pensione - se la prenderemo mai - meglio è. Dovremmo poi sottoscrivere più assicurazioni: dal punto di vista previdenziale, cautelarsi è importante. Poi oggi si può guardare ai prodotti che seguono criteri ESG (Environmental, Social and Governance) ormai rendono quanto gli altri investimenti».
Qual è il nucleo del suo discorso a WomenX Impact?
«Occasioni come quella di WomenX Impact sono importantissime: ben venga l’opportunità per le donne di far sentire la propria voce e portare la propria esperienza. Il titolo del mio talk è “Finanza sostenibile e impact investing: quando le donne fanno la differenza” e al centro del discorso ci sono proprio gli investimenti di tipo sostenibile. All’agenda 2030 ci arriviamo facendo ognuno la propria parte. I giovanissimi, molto sensibili al tema del climate change, urlano a gran voce e fanno domande, noi dobbiamo dare l'esempio».
E con Global Thinking Foundation, che programmi avete? Che iniziative intendete portare avanti?
«Stiamo lavorando alacremente a un osservatorio sulla sostenibilità anche con realtà estere. Poi continua il nostro impegno verso le donne, con una particolare attenzione alla parte fintech: abbiamo riscontrato poca dimestichezza con le banche digitali né sanno di bitcoin e carte prepagate. La cybersicurity è un altro argomento che si dovrà affrontare».
Perché è importante l’educazione finanziaria?
L’educazione finanziaria è utile a tutti ma non facile da comunicare: a molti, infatti, l’idea che si debba essere educati non piace e la finanza talora viene vista come qualcosa di utile per chi è agiato e problematico per chi non lo è. Vale dunque la pena di approfondire il tema.
Prende il via la quarta edizione del Mese dell'Educazione Finanziaria (#OttobreEdufin2021), iniziativa promossa dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (Comitato Edufin) di cui è membro anche il ministero dell'Economia e delle finanze.
Quando si parla di violenza sulle donne si pensa prevalentemente alle forme di violenza fisica e psicologica. Quella economica viene perlopiù ignorata o, comunque, considerata in subordine rispetto alle precedenti. Eppure nel 2020, sulla base dei dati pubblicati da D.i.RE, rete che raccoglie informazioni da più di 80 centri anti-violenza in Italia, le donne hanno sporto denuncia non solo per violenze di tipo psicologico (79%) e fisico (61%), ma anche economico (34%). La violenza economica consiste in condotte idonee ad ostacolare l’indipendenza economica di un congiunto per assumere una posizione di controllo, causando un forte senso di soggezione e dipendenza. Tra le cause che fanno sì che le donne siano le principali vittime di questa forma di violenza vi è il loro frequente basso interesse verso le tematiche economiche e finanziarie. In questo contesto, percorsi di educazione finanziaria con uno specifico target al femminile possono rappresentare un valido strumento per prevenire e combattere la violenza economica. Donne finanziariamente più consapevoli possono infatti affrontare meglio le sfide quotidiane legate alle scelte finanziarie ed essere più pronte a riconoscere e gestire eventuali abusi di tipo economico.
«Avere cultura finanziaria - spiega Magda Bianco, capo del Dipartimento Tutela della clientela ed Educazione finanziaria della Banca d’Italia - aiuta nella vita di tutti i giorni. Acquistare una casa o un’auto, decidere di fare un viaggio, pianificare gli studi dei nostri figli sono tutte decisioni che prendiamo ogni giorno senza a volte renderci conto che stiamo compiendo una scelta finanziaria. Ecco perché è importante essere consapevoli. La consapevolezza è la nostra prima forma di protezione». E aggiunge: «Educazione finanziaria con leggerezza e ironia per raggiungere tutti, per prenderci cura del nostro futuro, del futuro di tutti».
L’educazione finanziaria è un vaccino per combattere la crisi!
Fonte: Vanity Fair/BD Business Defence