Crediti non performing: gli NPL ai tempi del corona virus

05 March 2020 IN Attualità
Crediti non performing: gli NPL ai tempi del corona virus

“Banche a picco, l'impatto del coronavirus provocherà un aumento del flusso di NPL.” 
 
I timori per l'impatto dell'epidemia di coronavirus sull'economia, con il conseguente temuto peggioramento della qualità del credito delle banche, affossano i titoli degli istituti di credito a Piazza Affari. Il sotto indice del comparto segna la peggiore prestazione di giornata perdendo il 4,73%, zavorrato anche da uno spread oltre quota 180 punti base, mentre le vendite colpiscono Banco Bpm, Bper, Ubi Banca, Unicredit e Intesa Sanpaolo. 
Venerdì scorso l'Abi ha annunciato l'intenzione di «chiedere alle autorità italiane ed europee la sospensione fino a un anno dell'applicazione delle definizioni di "default" per l'individuazione dei crediti scaduti e rivedere la tempistica degli accantonamenti automatici a fronte dei crediti deteriorati», il cosiddetto "calendar provisioning". 
L'associazione delle banche italiane ha poi deciso di estendere «gli interventi di sostegno ai finanziamenti in essere al 31 dicembre 2019, previsti dall'accordo per il credito sottoscritto da Abi e dalle principali Associazioni di rappresentanza delle imprese», che consentono la sospensione dei pagamenti delle quote capitale dei finanziamenti. In base alle linee guida dell'Eba la nuova definizione di "default" si applicherà dal primo gennaio 2021, mentre il ‘calendar provisioning’ per i nuovi presiti (emessi da aprile 2019) è già in vigore.


Analisti: taglio tassi Bce entro fine anno probabile al 96%


«Riteniamo che questa sia una delle prime conseguenze dell'impatto del virus nel Nord Italia, dove ci sono disagi quotidiani sia per le vite dei cittadini che per l'attività delle imprese», commentano gli analisti di Mediobanca Securities. 
Gli esperti di Piazzetta Cuccia citano le previsioni del centro studi Ref Ricerche, che calcola tra -1% e -3% l'impatto negativo dell'epidemia sul Pil italiano del primo e secondo trimestre 2020. «Un tale calo del Pil potrebbe portare a ritardi nei pagamenti e a un maggior flusso di nuovi Npl», sottolinea Mediobanca. 
Nel dettaglio, un calo dell'1% del Pil italiano su base annua e dello 0,7% di quello dell'eurozona si tradurrebbe in un incremento del costo del rischio tra i 5 e i 10 punti base per le banche italiane. Il mercato valuta poi la possibilità che, per fronteggiare le ricadute economiche dell'epidemia, la Bce decida di tagliare ulteriormente i tassi di interesse, eventualità che per le banche si tradurrebbe in ulteriore pressione sui ricavi e su una redditività già compressa. 
«Sono aumentate le aspettative di nuovi interventi di politica monetaria da parte delle banche centrali, con il mercato che ora prezza un ulteriore taglio dei tassi della Bce con una probabilità del 96% nell'anno (dal 65% a fine gennaio) e più di 2 tagli dei tassi della Fed nei prossimi 12 mesi», scrivono gli esperti di Equita. «Tuttavia - mettono in guardia - abbiamo dei dubbi sul fatto che tagliare i tassi (da una base già molto bassa) o aumentare gli acquisti di titoli con il Qe possa questa volta contenere la contrazione degli utili» delle imprese. «A nostro avviso - concludono - serviranno azioni più decise». 
Secondo Ubs, infine, nella riunione di marzo la Bce manterrà un atteggiamento di "wait and see", per poi tagliare i tassi a fine aprile.


Fonte: Il Sole 24 Ore
 

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