Secondo il Fondo Monetario Internazionale, senza Brexit l'economia mondiale avrebbe potuto godere di una leggera accelerazione della crescita rispetto alle previsioni di aprile, grazie a un'attenuazione della recessione in due dei più grandi Paesi emergenti, Brasile e Russia. L'incertezza causata dal referendum britannico per l'uscita dall'Unione europea ha invece indotto gli economisti dell'Fmi a una limatura rispetto alle stime del “World Economic Outlook” di tre mesi fa. L'economia mondiale crescerà del 3,1% quest'anno, esattamente come l'anno scorso, e del 3,4% l'anno prossimo. In entrambi i casi le cifre sono state riviste al ribasso dello 0,1%, nello scenario di base.
Stessa riduzione delle previsioni per l'Italia, come del resto era già emerso nel rapporto sul Paese pubblicato nei giorni scorsi: l'economia si espanderà dello 0,9% nel 2016 e dell'1% nel 2017. La crescita italiana è la più bassa fra i Paesi del G-7 con l'esclusione del Giappone. Il Fondo insiste che in Europa, e quindi in Italia, dove il problema è particolarmente acuto, devono essere affrontate rapidamente le vulnerabilità del settore finanziario, specialmente quelle delle banche. Anche se l'andamento dell'economia mondiale è stato migliore del previsto nei primi mesi del 2016, sostiene l'analisi del Fondo, il risultato del voto in Gran Bretagna, che ha sorpreso i mercati finanziari, ha fatto sì che si materializzasse un importante rischio al ribasso.
Riparte il mercato del lavoro in Italia
Mentre le previsioni internazionali dipingono un quadro a tinte scure, i dati Istat del primo semestre 2016 dimostrano come in Italia il mercato del lavoro sia in crescita. A giugno infatti gli occupati in Italia sono aumentati di 71 mila, pari a una crescita dello 0,3%, proseguendo la tendenza positiva già registrata nei tre mesi precedenti (+0,3% a marzo e ad aprile, +0,1% a maggio). La crescita è attribuibile sia alla componente maschile sia a quella femminile e riguarda gli indipendenti (+78 mila), mentre sono rimasti sostanzialmente invariati i dipendenti. Su base annua, precisa l’istituto statistico, si conferma la tendenza all’aumento del numero di occupati (+1,5%, pari a +329 mila). Il tasso di occupazione, pari al 57,3%, aumenta così di 0,1 punti percentuali sul mese precedente. Nel confronto con giugno 2015, il tasso di occupazione cresce sia per gli uomini (+1,2 punti percentuali) sia per le donne (+0,8 punti).
La crescita su base annua degli occupati è attribuibile sia ai dipendenti (+1,4%, pari a +246 mila) sia agli indipendenti (+1,5%, pari a +83 mila) e si manifesta per uomini e donne, concentrandosi tra gli over 50 (+264 mila) e i 15-34enni (+175 mila). Nello stesso periodo calano i disoccupati (-4,5%, pari a -140 mila) e gli inattivi (-2,3%, pari a -325 mila).
Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, commentando i dati sull’occupazione a giugno diffusi dall’Istat, ha sottolineato che “il tasso di occupazione, al 57,3%, è al livello massimo dal 2009. Il tasso di disoccupazione giovanile, ancora molto elevato, è ai minimi da ottobre 2012; quando abbiamo iniziato l’esperienza di governo l’avevamo trovato al 42,9% e oggi è al 36,5%, e cioè 6,4 punti percentuali in meno. Possiamo pensare che iniziano a vedersi i risultati delle politiche attivate, a cominciare da Garanzia Giovani”.
Un dato, quello del mercato del Lavoro, che unito ai dati in crescita del mercato immobiliare e dei mutui casa autorizza un cauto ottimismo circa le previsioni economiche dell’ultimo trimestre 2016.
fonte: Lastampa.it