Fintech, ecco come la finanza tecnologica cambierà le nostre abitudini e le banche.

11 November 2016 IN Attualità
Fintech, ecco come la finanza tecnologica cambierà le nostre abitudini e le banche.

La crescita di nuovi operatori non bancari per gestire i servizi al cliente sta già rivoluzionando il mondo delle banche. Nel giro dell'ultimo anno si è materializzata un'offerta di servizi finanziari da parte di “non banche” che, usando il web e delle app sempre più evolute, rendono più semplice ed efficiente l'uso dei propri soldi: la scelta di un mutuo, quella di un'assicurazione, il pagamento di un parcheggio o di una bolletta senza neanche più l'uso della carta di credito, ma con un semplice clic. Nel 2015, secondo l'Osservatorio digital innovation del Politecnico di Milano, gli acquisti via smartphone in Italia sono arrivati a 1,8 miliardi di euro e raddoppieranno entro il 2018. Soprattutto, c'è ormai la consapevolezza diffusa che questo non sia un fenomeno marginale ma che viceversa ci troviamo all'alba di una nuova era, dove la “fintech”, la finanza tecnologica, cambierà rapidamente i protagonisti del business e le nostre abitudini nel profondo. “Il vortice d’innovazione che attualmente sta investendo le realtà bancarie non indica semplicemente l’avvento di una nuova era digitale, con sviluppo e introduzione di nuovi servizi e tecnologie, ma anche la messa in discussione del tradizionale modo di fare banca”, ammettono gli autori dell'ultimo Rapporto Abi Lab , centro ricerca promosso dall'associazione bancaria. L'apparizione delle start up della fintech (328 quelle censite nel 2015 a livello internazionale) sia stata abbracciata dai consumatori con tassi di adesione in rapidissima ascesa. Lo dimostrano in Italia il successo di Mutuionline e Segugio.it , a cui si stanno aggiungendo operatori come Satispay , la startup che consente il trasferimento gratuito di denaro tra privati e lo shopping attraverso un'app sullo smartphone (in 75mila l'hanno già scaricata), o come Moneyfarm , il sito che aiuta a gestire i propri investimenti senza il consigliere bancario, o come Fundstore , che consente di investire nei fondi comuni senza costi. O ancora il successo travolgente di Number26 , la banca austriaco-tedesca dove il conto corrente si può aprire semplicemente scaricando un'app. Tutti strumenti visti come un'occasione per affrancarsi dalle file, dalla necessità di spostarsi da casa, per contenere i costi. Un trend che non potrà che accelerare con l'avanzata come soggetti economici dei Millennials, i nati tra il 1980 e il 2000, un terzo dei quali negli Usa sostiene di non avere alcun bisogno di una banca fisica, anzi che all'esperienza di varcare quella porta preferirebbero andare dal dentista, ma che soprattutto sono abituati alle performance di Google, Amazon e Facebook, e non si accontenteranno di nulla di meno veloce ed efficiente. L'invasione delle “non-banche” sarà un evento talmente sconvolgente, ha scritto la McKinsey ( Global payments 2015: A healthy industry confronts disruption ), che terremoterà il mondo del credito dalle fondamenta. Secondo un recente studio di PwC ( How Fintech is shaping financial services ) l'arrivo dei nuovi soggetti investirà innanzitutto il settore delle banche commerciali, poi anche il settore delle assicurazioni e dell'asset management: entro il 2020 il 28 per cento dell'attività di trasferimento del denaro oggi svolta dalle banche sarà “mangiata” dai nuovi entranti, e altrettanto avverrà per il 22 per cento dell'attività assicurativa e dell'amministrazione del denaro per investimento. Alle banche non resta che adeguarsi o soccombere. In Italia, secondo l'ultimo rapporto Abi Lab (svolto interpellando 23 banche, pari al 70 per cento dell'attivo totale), gli investimenti nel settore ITC sono in crescita e si concentrano in tre settori: la sicurezza, il mobile banking, l'automazione dei processi operativi. Tutte le banche intervistate hanno lanciato delle app per consentire ai clienti di operare senza spostarsi fisicamente in filiale, tutte hanno capito che occorre “smaterializzare” il lavoro dei dipendenti tagliando la carta e i passaggi interni, tutte pensano che la sfida del futuro sia consentire la gestione del proprio conto e delle operazioni in mobilità, possibilmente in modo sempre più diretto e semplice. La “banca del futuro”, però, stenta a prendere forma. Alberto Dalmasso, ceo di Satispay è convinto che sia più facile che nascano degli attori nuovi piuttosto che i vecchi si convertano. Nonostante la dematerializzazione del rapporto cliente-banca, resta poco probabile un totale “fai da te” del risparmiatore con il supporto del web. Lo ammette anche il rapporto PwC, che immagina cosa potranno fare le banche quando si renderanno conto che la loro posizione di controllo del mercato sarà venuta meno, e che la fonte più redditizia del business – le “operations”, cioè i pagamenti, il credito e la finanza - sarà cannibalizzata dalle fintech, che non devono sottostare agli obblighi regolatori del mondo bancario. Il conto corrente su cui verrà addebitato un pagamento resterà sempre in banca, ma la banca dovrà subire servizi erogati da terzi. In altri termini: avrà l'onere del conto corrente, ma dovrà darlo gratuitamente, perché sarà diventato una commodity, mentre il valore aggiunto andrà a chi gestirà il servizio. Il valore delle commissioni bancarie, che oggi ammonta in Europa a 10 miliardi di euro, prenderà un'altra strada, e anche il rapporto di conoscenza delle abitudini del cliente. Proprio come succede con Booking, che guadagna sulla prenotazione dell'hotel e può tracciare le preferenze del viaggiatore, mentre all'hotel resta solo la gestione dei costi. Alle banche quindi non resterà che scendere a patti. Secondo Bill Gates, nel 2030 due miliardi di nuovi clienti useranno i loro telefonini per gestire i propri risparmi, fare prestiti e pagamenti. Le banche non potranno perdere il treno che vede un potenziale di crescita di volume di attività, in parte dovuto alla diffusione della tecnologia portatile, in parte alla crescita dell'e-commerce, in parte ancora alla guerra al cash. Conseguentemente dovranno mettersi d'accordo con le fintech. La partnership consentirà loro di essere immediatamente sulla cresta dell'onda. La chiave del mutamento sarà la tecnologica. La rivoluzione è solo all'inizio. Di questo  e di molto altro si parlerà al prossimo Credit Village che si terrà a Milano il 16 novembre http://www.creditvillage.it/com/pdf-eventi/30544-programma.pdf . Anche quest’anno Business Defence ha deciso di sponsorizzare l’evento che rappresenta un importante momento di incontro per gli operatori del settore. Anche per noi, il raggiungimento ed il mantenimento dell’attuale posizione di leadership nel campo della business information sono frutto della continua ricerca dell'innovazione e dello sviluppo di tecnologie per aggregare centinaia di dati.

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