Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza sulle Donne: una chiamata all’azione

Il 25 Novembre segna un appuntamento cruciale nel calendario mondiale: la Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza sulle Donne. Questo giorno non è solo una commemorazione, ma un richiamo pressante per un cambiamento culturale e sociale che ponga fine alla piaga diffusa della violenza di genere.
I numeri del 2023
Giulia Cecchettin, 22 anni, è solo l'ultimo nome di una lunga lista di donne uccise per mano del partner o ex da inizio anno ad oggi. Complessivamente, la soglia dei femminicidi ha superato quota 100 da inizio 2023.
Secondo l'ultimo report del Viminale, che monitora settimanalmente i reati riconducibili alla violenza di genere, dal 1° gennaio al 12 novembre 2023 "sono stati registrati 285 omicidi, con 102 vittime donne, di cui 82 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 53 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner". Questo scenario persistente è ulteriormente preoccupante considerando che molte donne non denunciano le violenze subite, mantenendo ancora alti i numeri delle vittime in silenzio. Una situazione aggravata dalla sottovalutazione delle denunce, interventi tardivi e il rinvio a casa di chi denuncia in mancanza di prove concrete di rischio.
"Analizzando gli omicidi del periodo sopra indicato rispetto a quello analogo dello scorso anno, si registra - si legge nel report - un incremento sia del numero degli eventi, che da 274 arrivano a 285 (+4%), sia delle vittime di genere femminile, che da 101 passano a 102 (+1%). In aumento, rispetto allo stesso periodo del 2022, sia il numero degli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 56 diventano 58 (+4%), che quello delle relative vittime donne, le quali da 51 passano a 53 (+4%)".
I dati sono agghiaccianti e mostrano con chiarezza che i diritti sono necessari, ma non sono sufficienti a modificare in profondità la relazione uomo-donna.
Cultura patriarcale
L'Italia è scesa al 79º posto nel Global Gender Gap del World Economic Forum, evidenziando la persistente sfida verso la parità di genere. Affermazioni culturali radicate continuano a influenzare la percezione della donna come oggetto da possedere. Nonostante decenni di lotte femministe, il Paese è ancora in ritardo nell'accettare la cultura del rispetto e della parità. La violenza di genere, con radici nelle disparità culturali, si manifesta attraverso comportamenti patriarcali che vengono trasmessi di generazione in generazione. Le donne, a volte, non riconoscono segnali di avvertimento nelle relazioni, come gelosia e possesso. Ad esempio, la gestione economica coercitiva e l'isolamento sono forme di violenza comuni che possono passare inosservate. Nonostante gli sforzi delle associazioni, la piena consapevolezza e la prevenzione della violenza di genere richiedono ulteriori progressi nella società italiana, in quanto gli stereotipi persistono.
Un recente rapporto ISTAT, infatti, evidenzia che una percentuale significativa della popolazione trova accettabile che un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata (7,4%) o che ci scappi uno schiaffo in una coppia (6,2%) ogni tanto. Preoccupante è la resistenza nel minimizzare lo stupro: il 39,3% ritiene che una donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Inoltre, il 23,9% pensa che siano le donne a indurre la violenza sessuale, e il 15,1% ritiene che una donna possa essere in parte responsabile se subisce violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l'effetto di droghe. Ci sono anche percezioni errate, come il 10,3% che crede spesso che le accuse di violenza sessuale siano false.
Inoltre, alcune credenze culturali risultano particolarmente preoccupanti: il 7,2% ritiene che le donne spesso dicono no a una proposta sessuale ma intendono sì, mentre il 6,2% pensa che le donne serie non vengano mai violentate. Un persistente 1,9% crede che non sia violenza se un uomo costringe la moglie o compagna ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà.
Frasi come “Se l'è andata a cercare”, “Non si dovrebbe uscire di casa vestite così”, “Se non le fosse piaciuto si sarebbe difesa”, “Perché non ha denunciato prima?” fanno parte di un repertorio volto a screditare la testimonianza delle donne. Affermazioni che, invece di proteggere le vittime di abusi e violenze, contribuiscono a seminare dubbi e pregiudizi nel pensiero comune.
Questi dati evidenziano la necessità urgente di sfidare e cambiare mentalità culturali attraverso programmi educativi mirati.
Molestie anche sul luogo di lavoro
È agghiacciante che, nel contesto lavorativo, il 7,5% delle donne risulti aver subito ricatto sessuale, utilizzato come strumento per ottenere, mantenere o progredire nella carriera. Questo fenomeno ha portato a un cambiamento volontario del lavoro o alla rinuncia alla carriera da parte di una donna su tre. La definizione di "molestia" sul lavoro è ampia e può includere violenza fisica, palpeggiamenti, aggressioni, commenti verbali, telefonate oscene e comportamenti che ledono la dignità, creando un ambiente di lavoro intimidatorio o ostile. Un comportamento assai diffuso di colleghi e capi verso colleghe e sottoposte viene purtroppo del tutto “normalizzato”, spesso anche dalle stesse donne. Allusioni pesanti, parole fuori posto vengono vissute spesso come “scherzi” e le donne, seppur a disagio, non ne parlano, spesso assecondano per paura di perdere il lavoro. Le denunce infatti sono rare, con meno dell'1% delle vittime che avvia un procedimento giudiziario, spesso a causa del timore di non essere credute o di subire ritorsioni.
Le ricerche evidenziano, inoltre, la lenta crescita professionale delle donne, influenzata da stereotipi di genere e dalla maternità, che spesso porta a rallentamenti di carriera e discriminazioni.
BD Business Defence sostiene Differenza Donna
BD Business Defence, azienda al femminile con un board interamente composto da donne e più del 60% della popolazione aziendale rappresentato da donne, si unisce alla lotta contro la violenza di genere. In occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, abbiamo deciso di sostenere l’Associazione Differenza Donna, una grande Associazione con centinaia di socie e un ampio ventaglio di iniziative volte a modificare la tradizionale percezione culturale nei confronti del genere femminile e a ricercare forme efficaci di intervento e superamento delle difficoltà più diffuse tra le donne. Svolge molteplici attività grazie alla presenza di un gran numero di professionalità: psicologhe, psicoterapeute, assistenti sociali, medici, educatrici, avvocate, giornaliste, sociologhe, informatiche, antropologhe, ecc. attive nel progetto complessivo.
Noi di BD Business Defence, grazie a tutti coloro che scegliendoci ci danno fiducia, abbiamo scelto di contribuire ad assicurare un efficace percorso di emersione e di uscita dalla violenza a migliaia di donne e ai loro figli affinché prendano di consapevolezza del proprio vissuto e possano ricominciare a guardare al
futuro con dignità e coraggio.
Lo facciamo per Giulia e per tutte le altre donne che hanno perso la loro voce.