Il mercato NPL italiano è pronto per la svolta

08 January 2018 IN Attualità
Il mercato NPL italiano è pronto per la svolta

Nel 2017, il settore bancario italiano è stato molto dinamico e caratterizzato dagli sforzi di molte banche per affrontare attivamente le questioni NPL.

Tali emissioni erano rappresentate da elevati volumi di Non Performing Exposure (NPE) ancora contabilizzati nei libri contabili delle banche, e dalla difficoltà di trovare le giuste misure per gestire correttamente il ciclo di vita degli NPE in linea con gli orientamenti del Regolatore.

Il mercato NPL è in una fase di svolta anche se i volumi sono ancora enormi, 300 miliardi di euro al 30 giugno 2017 rispetto a 324 miliardi di euro alla fine del 2016.

Molte banche italiane stanno ancora affrontando gli orientamenti della BCE, tuttavia secondo i dati pro-forma il 31 dicembre 2017 è pari a 250 miliardi di euro (inclusa la cessione NPL di Unicredit (17,7 miliardi di euro - Progetto Fino) e Banca Popolare di Vicenza / Veneto Banca (16,8 miliardi di euro), non deconsolidati nei dati del 30 giugno 2017).

Le cessioni di NPE hanno raggiunto cifre record nel 2017, superando € 60 mld.

Alcune banche in difficoltà sono state soccorse pesantemente contribuendo a un deleveraging di NPL (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca acquisite da Intesa Sanpaolo, le tre banche regionali Carismi, Carim e CariCesena acquisite da Crédit Agricole Cariparma).

L'acquisizione della piattaforma di servizio UCCMB di Fortress da Unicredit nel 2015 ha portato all'IPO (offerta pubblica iniziale) di successo di doBank, chiusa a luglio 2017 raggiungendo una capitalizzazione di mercato di € 700 milioni (€ 1,1 miliardi all'inizio di dicembre 2017).

La seconda parte del 2017 è stato caratterizzato dal boom delle fusioni e acquisizioni nel mercato dell'assistenza.

Davidson Kempner Capital Management ha acquistato il 44,86% di Prelios mentre Lindorff Intrum ha acquisito CAF (la piattaforma e il loro portafoglio NPL per un totale di € 400 milioni di GBV). Credito Fondiario ha costituito una partnership di servizio con Carige attraverso l'acquisizione della piattaforma della banca e un portafoglio NPL pari a € 1,2 mld (GBV).

Nonostante gli sforzi preminenti nell'attuazione di azioni interne (revisione industriale del monitoraggio e della gestione del workout per raggiungere i criteri della BCE) e misure esterne (cessioni di portafogli, nomi singoli, piattaforme per raggiungere importanti obiettivi di deleverage volti a ridimensionare i rapporti NPL), i problemi NPL sono ancora lontani dall'essere completamente risolti.

Il 4 ottobre 2017, la BCE ha pubblicato il cosiddetto addendum alle linee guida sugli Npl.

L'addendum contiene linee guida quantitative concepite per promuovere, in futuro, prassi di accantonamento più tempestive in materia di NPL. Esso integra gli aspetti qualitativi affrontati a suo tempo nelle linee guida sugli NPL pubblicate a marzo 2017. L'addendum indica le aspettative della Bce in materia di copertura degli NPL. In pratica le banche dovrebbero arrivare alle coperture integrale degli NPL dopo sette anni o dopo due anni dall'iscrizione a credito deteriorato (sia esso sofferenza o incaglio), a seconda che si tratti di crediti garantiti o non garantiti.

I mercati finanziari puniscono ancora severamente le banche quotate italiane. La correlazione inversa tra la loro capitalizzazione di mercato (Price on Book Value) e il rapporto NPE caratterizza la percezione generale e il pregiudizio contro le banche italiane ancora trascinate giù dal peso della loro NPL.

Nuove soluzioni, approcci innovativi e azioni rivoluzionarie devono essere identificati per accelerare i piani di bonifica NPL delle banche italiane. La risposta secondo la PWC potrebbe essere l'assunzione di una trasformazione innovativa del business dell'NPE all'interno delle banche italiane.

Da un lato, le banche italiane dovrebbero progredire nella creazione di una gestione di NPE "all'avanguardia" implementando le migliori pratiche in atto che coprono la governance, i processi di recupero e le strategie secondo gli orientamenti della BCE. Di conseguenza, le prestazioni di recupero dovrebbero avere un impatto.

D'altro canto, le banche italiane dovrebbero ponderare strategicamente e creare proattivamente soluzioni su larga scala come:

  1. identificare portafogli di prestiti separati potenzialmente attraverso auto-cartolarizzazioni della loro NPL raggiungendo maggiore trasparenza ed efficacia;

  2. suggellare partnership con attori industriali e accordi con servicer specializzati per estrarre valore aggiunto dalle loro piattaforme;

  3. deleveraging della loro esposizione tramite vendite reali o cartolarizzazioni (potenzialmente supportate dal GACS) al fine di migliorare la loro qualità patrimoniale.

Per non parlare della sfida Unlikely To Pay (UV) (GBV di 104 miliardi di euro a giugno 2017) che richiederà la ricerca di soluzioni che coprano più opzioni strategiche tra le misure di tolleranza, la vera vendita, l'accordo con gli investitori azionari di terze parti / sottoscrittori del debito o l'avvio di procedure di liquidazione. La trasformazione aziendale del settore NPE potrebbe portare le banche italiane a gestire l'UTP in modo più efficace.

Una cosa sembra certa, che il 2018 sarà l'anno della trasformazione e dell'innovazione NPE.

Business Defence è pronta affiancare le banche per gestire questa trasformazione.

L'evoluzione della DUE DILIGENCE

  Fonte: Studi e Ricerche Pwc

Seguici su Linkedin per restare aggiornato