La gestione del recupero crediti ai tempi del COVID
La situazione di crisi, l’effetto psicologico della pandemia, ed il timore degli italiani di non poter affrontare adeguatamente i prossimi mesi sono alla base di un ingente numero di richieste di proroga dei termini di pagamento o, più semplicemente, di mancati pagamenti.
Proprio in questi giorni leggiamo i dati proposti dall’Outlook ABI-Cerved sui crediti deteriorati.
Le stime prevedono nel 2021 un’impennata dei nuovi flussi: infatti se, finora, le misure straordinarie adottate dal governo hanno impedito che il blocco delle attività economiche e le successive restrizioni dovute all’emergenza sanitaria si traducessero in un’impennata dei default delle aziende e in un aumento della rischiosità del credito, ora è attesa una crescita che si stima possa arrivare al 4,3%.
Gli impatti più significativi interesseranno le aziende di media dimensione e le imprese operanti nei servizi, settore particolarmente colpito dalla pandemia.
Le previsioni a livello territoriale evidenziano gli incrementi più marcati nelle regioni del Centro, ma è il Sud a confermarsi al termine del periodo di previsione l’area territoriale caratterizzata dai tassi di deterioramento più alti.
La crisi pandemica ha portato ad un risultato estremamente prevedibile: l’Italia è sempre più povera.
A farne le spese sono soprattutto le famiglie, specie se numerose. A certificarlo è l’Istat: nel 2020, un milione di persone in più sono nella povertà assoluta, che coinvolge 335mila famiglie in più rispetto al 2019. Tra le famiglie, la povertà assoluta è passata dal 6,4% al 9,4%, mentre tra le singole persone, l’aumento è stato dal 7,7% al 9,4%. Complessivamente è sempre il Sud ad essere più povero ma è nel ricco e avanzato Nord che la situazione è peggiorata di più.
Al termine degli effetti di contenimento delle moratorie e delle altre misure eccezionali adottate dalle autorità di vigilanza e dai governi, questa lunga fase di congelamento si interromperà, con inevitabili riflessi sui tassi di deterioramento del credito.
Non è trascurabile neppure l’impatto che verrà generato sull’andamento del mercato del lavoro a fronte della progressiva normalizzazione dei provvedimenti a sostegno dell’occupazione.
Non a caso l'ABI continua a chiedere che l’uscita dalle misure di emergenza sia graduale e che non si realizzi prima della fine della pandemia.
Ricordiamo tuttavia che il Covid-19 e le misure restrittive del Governo non danno diritto in maniera indiscriminata a non rispettare le scadenze contrattuali.
Il nostro consiglio è sempre quello di negoziare in via stragiudiziale trovando un accordo che vada incontro alle esigenze del cliente in un periodo di probabile difficoltà del soggetto.
Mediare il conflitto tra debitore e creditore, con l’obiettivo di evitare il contenzioso legale e consentire al creditore stesso di recuperare in tempi rapidi in toto o almeno in parte il proprio credito.
Business Defence consapevole della necessità di mirare gli interventi di recupero dei crediti supporta banche, finanziarie, services nelle attività fornendo loro informazioni precise, puntuali e affidabili.
Il particolare momento storico che stiamo attraversando oggi più che in passato impone una tecnica di recupero volta al dialogo con il debitore.
È sconsigliabile una tecnica di recupero aggressiva: in primo luogo perché si compete con altri creditori e per le scarse risorse del debitore, poi perché quando la situazione migliorerà e i debitori si ristabiliranno finanziariamente, sarà nuovamente possibile contare su di loro!
Commercialmente sappiamo essere più facile mantenere un cliente che acquisirne uno nuovo.
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