La privacy su Facebook, una questione globale
In un frangente in cui tutta Europa si sta preparando ad adeguarsi al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) che entrerà in vigore dal prossimo 25 maggio, esplode il polverone sulla grave mancanza in termini di riservatezza dei dati da parte del colosso dei Social Network, Facebook.
Il caso Cambridge Analytica è venuto alla luce in un momento molto delicato, in cui ci si sta mobilitando a tenere ancora più monitorate le informazioni scambiate, portando così inevitabilmente a chiedersi in quanti saranno pronti ad attenersi alle nuove direttive.
La Commissione Ue bussa alla porta di Facebook, pronta a chiedere spiegazioni sul caso “Cambridge Analytica”, ovvero sulla società di analisi data, impiegata per la campagna di Donald Trump e per la vittoria della Brexit, è accusata di aver raccolto senza autorizzazione informazioni personali relative a 50 milioni di profili Facebook di elettori americani, all'inizio del 2014, per progettare un programma software per individuare "i demoni segreti" degli utenti da raggiungere con messaggi personalizzati per influenzare le loro scelte.
Un caso le cui origini partono da lontano
Nel 2015 Facebook, che ha dichiarato di aver sospeso il rapporto con Cambridge Analytica, aveva scoperto che erano state raccolte informazioni su scala senza precedenti, ma non aveva diffuso alcun avvertimento agli utenti.
Il commissario Ue alla giustizia Ue, Vera Jourova, ha definito la notizia sull’utilizzo improprio di dati degli utenti per scopi politici come «orribile, se confermata» e ha affermato di aver intenzione di chiedere chiarimenti a Facebook e di voler discutere della materia con le autorità governative Usa già in settimana, dato che, nei prossimi giorni dovrebbe incontrare a Washington sia il procuratore generale, Jeff Sessions, che il Segretario al Commercio Usa, Wilbur Ross.
Anche l’Europarlamento, però, vuole andare a fondo per capire come il colosso di Mark Zuckerberg gestisce la sicurezza dei flussi di dati personali.
Il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani, ha sottolineato che «Le accuse di uso improprio dei dati degli utenti da parte di Facebook sono una inaccettabile violazione del diritto alla privacy dei cittadini europei», specificando che «l’Europarlamento indagherà accuratamente sul caso, chiamando le piattaforme digitali in questione a rendere conto». Una richiesta sollevata anche da più parlamentari europei.
L’utilizzo illegale dei dati di milioni di utenti Facebook per condizionare risultati elettorali sarebbe una minaccia al funzionamento della democrazia.
La politica deve tutelare la privacy dei cittadini dallo strapotere delle piattaforme digitali.
La “cinghia di trasmissione” tra Cambridge Analytica e Facebook sarebbe stata un’app, chiamata “thisisyourdigitallife” e presentata dalla società d’analisi al social media e ai suoi utenti come uno strumento per ricerche psicologiche la cui raccolta dati sarebbe servita per fini esclusivamente accademici. Scaricata da oltre 270mila persone, la app sembra aver consentito – attraverso geolocalizzazioni, pagine e ricerche effettuate online, oltre che sui “like” apposti dagli utenti – di accedere non solo ai dati di questi ultimi, ma anche a quelli dei “contatti” di Facebook.