Le imprese che "meritano credito" e la valutazione del merito creditizio
La situazione di crisi globale che stiamo vivendo invita tutti ad avere un grande senso di responsabilità e spinge ciascuno nel proprio ambito ad affrontarla con l’uso corretto degli strumenti messi a disposizione da parte del Governo. L’abuso o il cattivo utilizzo delle risorse pubbliche è destinato, infatti, a provocare inevitabilmente gravi ricadute sulla collettività in termini di aggravamento del debito dello Stato.
È enorme la responsabilità che grava in questo momento storico sui due player principali del sistema economico, ossia gli imprenditori da una parte e le banche dall'altra, perché le scelte che faranno gettano le basi delle concrete possibilità di rinascita del sistema economico.
Nonostante lo Stato abbia messo in campo le misure di liquidità a favore degli imprenditori (con particolare riguardo ai finanziamenti garantiti), la tentazione da parte di questi di affrontare la crisi mediante l'accesso al concordato preventivo (anziché mediante il ricorso all'indebitamento) può essere forte.
Ma, mai come in questo momento, le ricadute conseguenti a questa scelta potrebbero risultare devastanti per l'economia globale, perché comportano effetti a catena sull'intero sistema andando a pregiudicare anelli vitali della catena del valore a causa del congelamento dei pagamenti e dello stralcio del debito commerciale.
Quindi, in linea di massima, appaiono preferibili le soluzioni che consentono alle imprese di superare il momento di crisi in una situazione "in bonis" e gli strumenti messi a disposizione dallo Stato, con particolare riguardo alla finanza garantita, spingono in questa direzione.
Questa scelta è certamente consigliabile a patto che, oggi più che mai, essa sia accompagnata da una corretta processazione della capacità di rimborso della finanza proprio in ragione del sistema delle garanzie statali, la cui escussione potrebbe comportare, nel giro di un paio di anni, ricadute ingestibili sui bilanci pubblici e, dunque, sulla collettività.
Proprio per questo è essenziale che siano ammesse al credito solo le imprese che "meritano credito".
Dal punto di vista sociale meritano credito quelle imprese che, di fronte all'insorgenza della crisi, abbiano assunto un atteggiamento reattivo e proattivo, non semplicemente passivo e attendista.
Meritano credito quelle imprese che abbiano definitivamente abbandonato le logiche dell'improvvisazione e della navigazione a vista e che, di fronte a questa crisi, assecondando il cambiamento delle regole del mercato determinato dalla crisi, abbiano concretamente attuato azioni di trasformazione strutturale del proprio modello di business aziendale, risultando così capaci di ammortizzare l'urto. Meritano credito quelle imprese che abbiano elaborato una nuova strategia con particolare attenzione alla riprogrammazione finanziaria, anche in ragione dell'assunzione di nuove azioni di contenimento dei costi e che abbiano adeguato gli assetti amministrativi organizzativi e contabili in base alle prescrizioni imposte dall'emendato art. 2086 cod. civ., adeguamento che diventa uno strumento importantissimo di controllo dell'efficacia della nuova strategia e del nuovo percorso disegnato.
L'elaborazione di un budget di tesoreria, l'implementazione di sistemi che consentano una verifica continua dei rapporti con i propri clienti/fornitori e un'attenta analisi/revisione dei costi, sono strumenti fondamentali per giungere rapidamente a elaborare semplici scenari di ripartenza e di rimodularli quasi in tempo reale in base alle esigenze che via via si vanno generando.
Le imprese che hanno adottato questi accorgimenti "meritano credito" perché sono probabilmente le uniche realtà che hanno effettive chance di sopravvivenza e che quindi saranno verosimilmente in grado di rimborsare i finanziamenti. In tal modo la liquidità garantita dallo Stato sarà stata impiegata per una causa giusta.
Ci si attende, dal sistema bancario, che la valutazione del merito di credito (inteso, questa volta, in senso tecnico) sia retto da logiche del tutto analoghe. Non è corretto infatti che il rafforzamento e l'ampliamento del contenuto dell'autocertificazione abbia esonerato le banche dalla valutazione del merito di credito. Le Banche non possono esimersi da tale valutazione non solo perché essa costituisce un obbligo di legge, ma anche perché l'autocertificazione ha ad oggetto solamente una serie di dati riferibili alla situazione dell'impresa al 31 dicembre 2019.
Il merito di credito è, invece, un giudizio di solvibilità che riguarda la capacità dell'impresa di restituire l'importo prestatole: tale giudizio è, per sua natura, prospettico e quindi, evidentemente, mai potrebbe essere sostituito da un'autodichiarazione, che non può che avere ad oggetto l'esistenza di situazioni di fatto, ma mai previsioni per il futuro.
Si potrebbe ritenere che, in questa situazione, la valutazione del merito di credito dovrebbe risultare "alleggerita" in ragione del rilascio pressoché automatico delle garanzie statali a garanzia della finanza erogata; in realtà, a ben vedere, tale alleggerimento è subito controbilanciato dalla responsabilità derivante delle potenziali ricadute che una politica di facile concessione dei finanziamenti è destinata a produrre sulle casse dello Stato, nell’ipotesi in cui tali finanziamenti non venissero effettivamente rimborsati.
La prudenza del sistema bancario è dunque legittima e anzi doverosa; questo, però, non deve indurre ad una eccessiva rigidità o, peggio ancora, alimentare la pretesa di poter compiere la valutazione del merito creditizio secondo i criteri "pre covid", inapplicabili all'attuale contesto.
Valutare preventivamente i clienti, analizzare il mercato, conoscere i fornitori e ridurre il più possibile i rischi di insolvenza è necessario al fine di valutare l’affidabilità creditizia e la solvibilità di soggetti e imprese.
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Fonte: Il Sole 24 Ore/BD Business Defence