A Natale perché non fare un dono che aiuta i bambini, i malati, gli animali, le donne o comunque chi ha bisogno?
Waldfogel è un economista dell’Università del Minnesota che ha fatto molto discutere per la sua teoria sull’inefficienza economica dei regali di Natale. L’idea è abbastanza semplice: quando si fa un regalo esiste una divergenza tra chi lo acquista e chi lo riceve. Chi sceglie il dono spesso lo fa con la massima cura, cercando di indovinare i gusti e le preferenze della persona che dovrà scartarlo, ma non avendo a disposizione tutte le informazioni necessarie spesso anche le migliori intenzioni si trasformano in maglioni a rombi. Nessuno conosce meglio di noi stessi i nostri gusti e desideri e anche quando riceviamo un regalo gradito è probabile che se avessimo avuto la disponibilità dei soldi spesi per acquistarlo avremmo scelto qualcosa di più utile.
A livello microeconomico il meglio che una persona può fare quando acquista un regalo è trasferire un beneficio pari al valore speso, cioè indovinare esattamente ciò che il destinatario avrebbe scelto se avesse speso per sé quei soldi; ogni scostamento da questo ottimo si trasforma in una perdita secca di valore tra quanto il regalo è stato pagato e quanto viene valutato da chi lo riceve.
Waldfogel ha misurato questa inefficienza economica in un articolo intitolato “La perdita secca del Natale”, poi diventato diversi anni dopo un libro divulgativo, “Scroogenomics”.
Nel suo studio Waldfogel ha cercato di dare un valore a questa distruzione di ricchezza confrontando l’effettivo costo di un regalo con il prezzo attribuito da chi l’ha ricevuto se avesse dovuto acquistarlo per conto proprio. I risultati di questo lavoro sono impressionanti: la perdita secca è del 10 per cento quando riguarda regali ricevuti da amici e parenti prossimi e supera il 30 per cento quando a fare regali sono conoscenti, amici alla larga e parenti che non vediamo spesso. In soldoni vuol dire una distruzione di ricchezza di qualche miliardo in Italia. Ogni anno. Ogni Santo Natale si scatena il “tornado rosso di Babbo Natale” che “nonostante i buoni sentimenti che evoca nei bambini, fa un pessimo lavoro nell’abbinare regali e persone, distruggendo miliardi di dollari”.
Waldfogel non è il tipo che ce l’ha con il consumismo, semplicemente sostiene che fare i regali non è una maniera efficiente per consumare: “La peculiarità di tutta questa spesa – scrive l’economista nel suo libro – è che le scelte non vengono fatte dai consumatori finali. Per il resto dell’anno, le persone normalmente acquistano cose che si aspettano di usare con piacere. Ma non a Natale. Per tutto l’anno facciamo meticolosamente shopping per noi stessi, guardando decine di articoli prima di scegliere quelli che valgono i nostri soldi. Il processo a Natale, al contrario, vede donatori che sparano nel buio sperando di beccare qualcosa che piaccia”.
L’impossibilità di comunicarsi cosa realmente si desidera ha un impatto notevole a livello aggregato.
Waldfogel arriva addirittura a sostenere che, stando alle sue ricerche, la perdita secca dei regali di Natale è superiore a quella di molti servizi pubblici. Pensare che la tradizione dei regali di Natale possa essere economicamente peggiore dell’esistenza dell’Atac a Roma o dei servizi di nettezza urbana di molte città italiane è davvero scioccante, anche se l’economista si riferisce ai programmi governativi statunitensi che probabilmente sono più efficienti di quelli italiani (ma non è detto).
Secondo questa teoria a Natale, facciamo più danni del governo.
Se davvero Babbo Natale è peggio dell’Iri o della Cassa del Mezzogiorno, la conclusione a cui giunge Waldfogel è che bisogna smetterla con i regali e passare ai soldi cash o al limite alle gift card (seppure anch’esse hanno un certo grado di inefficienza perché spesso scadono o non vengono spese integralmente).
Visto che facciamo danni, l’ideale è trasferire una somma in denaro così ognuno possa comprarsi ciò che preferisce.
La Scroogenomics di Waldfogel è un po’ arida e brutale, ma non fa una grinza.
Eppure, forse perché da piccoli sono stati trattati meglio da Babbo Natale, non sono molti gli economisti che la pensano come lui. Ad esempio Fausto Panunzi, economista della Bocconi, non è convinto dalla teoria di Waldfogel perché “non vengono considerati i “search costs”, i costi ricerca, lo sforzo e il tempo impiegato per cercare un regalo.
In molti altri casi è proprio il costo di ricerca che fa il dono, spesso ci fa piacere sapere che una persona abbia impegnato il suo tempo e le sue energie mentali per cercare un regalo che potesse piacerci e questo può valere per noi più dei soldi spesi per acquistarlo”. Forse è esagerato dire, come si fa in questi casi, che “basta il pensiero”, ma di certo non è vero che il pensiero non conta nulla.
I contanti sono uno strumento efficiente per trasferire ricchezza ma non altre cose come sentimenti e ricordi, e lo scopo del Natale dovrebbe essere il secondo visto che non è esattamente un programma di redistribuzione della ricchezza. Una volta ricevuti, i soldi si mischiano a tutti gli altri e non conservano molto delle persone che li hanno donati e delle circostanze in cui è avvenuto il regalo.
Non si tratta di essere sentimentalisti, il fatto è che il valore di un regalo non è solo una funzione del suo prezzo, ma anche del piacere che ha chi sceglie quel particolare dono (cosa che l’economista americano non considera affatto).
“Usare i contanti ha più senso quando l'utilità marginale del denaro è diversa, ad esempio tra nonni e nipoti – sostiene Panunzi – ma negli altri casi c’è da considerare che anche se nell’immediato il valore di un particolare regalo può subire una perdita secca nella valutazione di chi lo riceve, nel lungo termine può acquistare un valore molto più alto se riuscirà a conservare il ricordo di quella persona e di particolare evento. Un regalo azzeccato può rivelarsi nel tempo davvero prezioso”.
I regali di Natale hanno un valore che la “perdita secca” non conosce e non misura.
Waldfogel quindi non ci fermerà dal fare i regali, ma le sue osservazioni in realtà possono insegnarci a farli meglio: visto che questo meccanismo è inefficiente a trasferire ricchezza e che la perdita secca di un regalo può essere compensata solo dal valore affettivo che quel dono può rappresentare, la scelta più efficiente e razionale è quella di scegliere doni dall’alto valore sentimentale. È vero che, come dice l’economista, quando facciamo un regalo “spariamo nel buio”, ma se nella nostra mente l’obiettivo è quello di colpire al cuore anziché alla tasca allora il risultato sarà più soddisfacente per tutti, sia per chi acquista che per chi riceve.
Tra i contanti della Scroogenomics e il cappellino di lana della zia c’è un’altra strada, che è economicamente più efficiente e in perfetta sintonia con lo Spirito del Natale: quella dei regali solidali!
Ecco perché BD Business Defence anche quest’anno ha scelto AIL Milano - Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma - devolvendo l’importo destinato ai regali natalizi per finanziare la ricerca scientifica e l’assistenza ai malati.
Come dice quel detto: “A Natale si è tutti più buoni”? È arrivato il momento per tutti di dimostrarlo concretamente! Fatelo anche Voi mettendo la propria generosità al servizio di chi ne ha più bisogno. La corsa ai regali è scattata e la quantità di cose che si possono donare facendo bene a qualcuno è davvero infinita.
Perché il dono perfetto è quello che non solo dona felicità a chi lo fa, ma illumina anche gli occhi di chi lo riceve.