NPL: Tribunali Italiani più efficienti ne raddoppierebbero il valore

07 November 2022 IN Attualità
NPL: Tribunali Italiani più efficienti ne raddoppierebbero il valore

La lentezza della giustizia in Italia è un problema complesso che affonda le radici nei decenni passati. Più volte, governi di opposti colori politici hanno provato a riformarne i diversi ambiti non ottenendo gli effetti desiderati. Fra i vari aspetti, la lentezza della giustizia civile si configura come una delle principali criticità del nostro sistema Paese, con ricadute negative su competitività, investimenti e costo del debito.

Lentezza della giustizia Italiana

Secondo la World Bank, l’Italia si classifica al 122esimo posto su 190 nel ranking internazionale dell’indicatore Enforcing Contracts, che misura i tempi e i costi di risoluzione delle controversie e la qualità dei processi giudiziari.  Il nostro Paese risulta particolarmente penalizzato in due ambiti: eccessiva durata delle procedure esecutive e lento smaltimento dei carichi pendenti, fattori ulteriormente aggravati dalla recente emergenza sanitaria. Queste difficoltà strutturali si ripercuotono anche nella gestione dei crediti deteriorati, provocando una riduzione dei tassi di recupero e del valore degli NPL, con effetti negativi sul mercato del credito e sulla solidità dell’intero sistema economico.

Le conseguenze sui crediti deteriorati

Dall’ultima ricerca Cerved, che ha analizzato come i tempi della giustizia civile italiana si ripercuotano anche sulla gestione dei crediti deteriorati e sulla solidità dell’intero sistema economico, è emerso che con gli attuali tassi di recupero e durate di estinzione delle procedure, il valore stimato dei crediti in sofferenza in Italia alla fine del 2021 ha superato di poco i 7 miliardi di euro. Questa cifra avrebbe potuto quasi raddoppiare, raggiungendo i 12,7 miliardi, se tutti i tribunali fossero stati efficienti come quello di Ferrara, il più veloce dal punto di vista sia delle procedure fallimentari che delle esecuzioni immobiliari.

Assumendo la prospettiva di un investitore, infatti, in Italia un portafoglio di 100 euro di crediti bloccati in società fallite vale in media 14,3 euro (con un tempo di chiusura del fallimento di circa 7 anni e 3 mesi), ma potrebbe salire a 30,1 euro nei tribunali più efficienti e svalutarsi fino a 3,2 in quelli più lenti. Altrettanti euro di crediti bloccati in esecuzioni immobiliari valgono invece, in media, 29,8 euro, con una forbice che va dai 53,5 euro di Trieste ai 13,1 di Fermo. Anche la cifra complessiva di 7,1 miliardi di euro, il 21,4% del valore lordo delle sofferenze, che a fine 2021 era pari a 33,4 miliardi, è stata calcolata facendo riferimento alla durata media di tutte le procedure di estinzione partendo dal punto di vista di un investitore, ma per una banca, in grado di scontare i flussi futuri a tassi di rendimento significativamente più bassi, il valore delle sofferenze sul mercato sale a poco meno di 10 miliardi di euro, calcolati mediando tra i 14,5 miliardi di euro del tribunale più efficiente, Ferrara, e i 3,6 miliardi di euro di Barcellona Pozzo di Gotto.

Le tempistiche dei fallimenti

Quanto ai dati sulle aste giudiziarie, negli ultimi cinque anni il numero di procedure fallimentari chiuse è sempre risultato più alto rispetto ai nuovi fallimenti aperti, con riflessi positivi sul carico operativo dei tribunali. E nel 2021 il saldo è addirittura migliorato, raggiungendo il suo picco massimo dal 2007 (+5.528) con 14.545 le procedure fallimentari chiuse (+14,9% rispetto al 2020, anno condizionato dai ritardi legati al Covid19) e con tempi medi di chiusura inferiori di circa un mese (7 anni e 3 mesi, verso i livelli minimi osservati nel 2018).

Restano però ben 1.551 fallimenti (il 10,7% delle procedure chiuse) arrivati al termine dopo oltre 15 anni, tuttavia la percentuale è inferiore a quella del 2020, l’11,4% (con 1.448 procedure)  e del 2019 (1.867, il 12,5%). Dei 236.000 fallimenti dichiarati dal 2001 al 2021, ne risultano tuttora aperti circa 77.000, il 32,6% del totale, ma negli ultimi anni si è verificato un netto calo della quota e della durata media dei fallimenti pendenti, che si attesta nel 2021 sui 4 anni e mezzo contro i 6 anni e 2 mesi del 2019.

Le tempistiche dei fallimenti cambiano sensibilmente da regione a regione, con il Nord che si caratterizza per le performance migliori rispetto al Centro e al Sud. Anche nel 2021 il Mezzogiorno si è confermata l’area geografica con i tempi di chiusura più lunghi, quasi 10 anni, seguito dal Centro (7 anni e quattro mesi), mentre al Nord la media è di 6 anni e 2 mesi, addirittura 5 e 7 mesi nel Nord-Ovest: in particolare, nel 2021 le regioni più virtuose sono Valle d’Aosta (5 anni e 3 mesi), Lombardia (5 e 6 mesi) e Friuli Venezia-Giulia (5 e 8 mesi), mentre in coda troviamo Puglia e Sicilia (quasi 11 anni) e Calabria (10 anni e 4 mesi). Il Friuli Venezia-Giulia è anche la regione più efficiente nello smaltimento dei carichi pendenti insieme al Piemonte (meno del 40% dei fallimenti aperti negli ultimi dieci anni), mentre in fondo alla classifica ci sono Basilicata (62,7%) e Umbria (61,8%).

La lentezza dei processi civili rallenta la crescita economica del Paese

L’osservatorio in gestione a La Scala Cerved, joint venture tra Cerved Legal Services srl e La Scala Società tra Avvocati, ha permesso di identificare alcune proposte di intervento, seppure parziali, per contribuire a migliorare la performance del Sistema Giustizia e facilitare il rilancio del Paese agendo su tre leve specifiche: modifiche normative, dematerializzazione e digitalizzazione dei processi, innovazione tecnologica. Ad esempio, si può puntare alla raccolta strutturata delle informazioni automatizzando azioni ripetitive a basso valore, monitorare le tempistiche e le performance di esecuzione a processi codificati basati su workflow automatizzati che integrino le fasi procedurali con le attività operative. E ancora, si può intervenire sulla semplificazione nella gestione contabile delle procedure calendarizzando in modo automatico le udienze e aste, così da incrociare le disponibilità di giudici e ausiliari; ridefinire l'organico dei Tribunali in base a indicatori di performance misurabili, accrescere le competenze tecnologiche e gestionali dei giudici e degli ausiliari grazie a percorsi formativi, e infine razionalizzare e ridurre i soggetti coinvolti nel processo, in particolare quello esecutivo.


Fonte: Cerved
 

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