Se è difficile recuperare i crediti da una persona in vita si può ben immaginare come lo sia quando invece questa è deceduta. Innanzitutto bisognerà individuare gli eredi del debitore e le relative residenze, cosa tutt’altro che facile quando si tratta di famiglie numerose. Poi bisogna verificare quali di questi hanno accettato l’eredità e quali invece, rifiutandola, hanno preferito lavarsi le mani delle obbligazioni del parente. Infine bisogna far attenzione alle notifiche nei loro confronti – poiché andranno comunque diffidati – e a frammentare l’importo richiesto in proporzione alle rispettive quote di eredità. Insomma, il recupero crediti da una persona deceduta è un’operazione che richiede, quasi sempre, l’assistenza di un avvocato.
Di seguito vedremo quali sono le regole principali, imposte dalla nostra legge, che il creditore deve rispettare, che consentiranno anche agli eredi – successori del debitore e, quindi, anch’essi debitori – di comprendere quali sono i propri diritti e quando opporsi a una richiesta di pagamento indebita.
Cosa sono i debiti ereditari?
I debiti ereditari sono tutti i debiti ancora non estinti da una persona nel momento della sua morte. Essi comprendono sia la somma capitale che gli eventuali interessi, che continuano a maturare dopo la morte del debitore. Rientrano nella categoria dei debiti ereditari ad esempio le spese condominiali maturate, i finanziamenti ed i mutui stipulati in vita dal defunto.
Chi risponde dei debiti del defunto?
La prima cosa che il creditore di una persona defunta deve fare per recuperare le proprie somme è individuare chi sono i cosiddetti “chiamati all’eredità”, ossia coloro che, per legge o testamento, hanno la possibilità di succedere al debitore. Tra questi poi bisognerà verificare quali hanno accettato l’eredità e quali invece vi hanno rinunciato. I passaggi sono quindi due. Attenzione però. La qualifica di “erede” si acquista solo nel momento dell’accettazione dell’eredità da farsi con atto notarile.
Questo implica che una richiesta di pagamento inviata in concomitanza della morte del debitore potrebbe ben essere ignorata dai parenti che, in veste ancora di semplici “chiamati all’eredità” e non di “eredi”, non sono tenuti ad adempiere. Solo nel momento in cui questi avranno completato le pratiche di successione e quindi avranno accettato l’eredità saranno responsabili delle obbligazioni lasciate pendenti dal defunto. Eventuali rinunce all’eredità andranno effettuate in Tribunale.
Di solito, però, nel momento in cui si invia la richiesta di pagamento a una persona che ha rinunciato all’eredità è questa stessa ad eccepire tale circostanza, dispensando così il creditore da una laboriosa ricerca. La legge assegna ben 10 anni agli eredi per decidere se accettare l’eredità, rinunciarvi o accettarla con beneficio di inventario.
In che misura gli eredi sono responsabili?
I coeredi devono provvedere tutti al pagamento dei debiti ereditari, in proporzione delle rispettive quote ereditarie, salvo che vi sia un testamento che disponga diversamente. Ciò significa che gli eredi non hanno una responsabilità solidale dei debiti lasciati dal defunto; al contrario ciascuno di questi risponde solo di una parte delle passività, pari alla propria quota di eredità. Non è possibile rischiare un pignoramento per tutte le passività lasciate dal de cuius ma solo per quella parte corrispondente alla propria quota.
Per esempio, se un figlio succede al padre in ragione del 33% dell’eredità, ciascun creditore del defunto potrà chiedergli solo il 33% dell’importo a cui ha diritto. Ciò implica anche che ciascun creditore, per ottenere il 100% delle proprie somme, dovrà necessariamente rivolgersi a tutti gli eredi. Se uno degli eredi non paga l’importo da lui dovuto al creditore, questi non può riscuoterlo dagli altri eredi.
Al pari, l’erede che paga per intero, spontaneamente, un debito del defunto ha diritto di rivalsa nei confronti dei coeredi, ciascuno in relazione alla propria quota. Attenzione però: se il creditore agisce per l’intero contro uno solo dei coeredi, questi ha l’onere di indicare la sua condizione di coobbligato passivo, entro i limiti della propria quota; in mancanza di tale contestazione, il creditore può chiedere legittimamente il pagamento per l’intero.
Nei confronti di coloro che hanno accettato l’eredità con beneficio di inventario il creditore ha due limiti: non solo – così come con tutti gli altri eredi – non può chiedere una somma ulteriore rispetto alla relativa quota di eredità ma, in caso di inadempimento, non può pignorare i beni personali dell’erede stesso ma solo quelli ricevuti con la successione. Pertanto l’erede risponde non soltanto entro i limiti del valore della propria quota, ma anche con i soli beni dell’eredità.
Le notifiche agli eredi
Le notifiche agli eredi devono essere fatte, prima dell’accettazione dell’eredità, nell’ultimo indirizzo di residenza del defunto. La lettera o l’atto giudiziario deve essere indirizzato impersonalmente a tutti gli eredi (ad esempio «Eredi del sig. Mario Rossi»). Tale notifica servirà a interrompere i termini di prescrizione.
La notifica fatta alla residenza di un chiamato all’eredità, prima che questi abbia accettato l’eredità e quindi sia ufficialmente divenuto erede, è quindi illegittima e la richiesta di pagamento non ha valore. Dopo l’accettazione dell’eredità, invece, i creditori dovranno inviare le diffide e gli atti giudiziari all’indirizzo di residenza di ogni erede, a ciascuno però limitata alla rispettiva quota di eredità e, quindi, di debito.
Business Defence propone un servizio di Rintraccio Eredi, ovvero un’indagine finalizzata ad individuare gli eredi legittimari o legittimatari del soggetto deceduto. Il report svolge indagini approfondite per individuare eventuali successioni in capo al de cuius e successivamente si verifica l'eventuale accettazione o rinuncia all'eredità dei legittimatari.
Fonte: La Legge per tutti/BD Business Defence