Un nuovo protezionismo globale e i rischi per il Made in Italy

20 February 2025 IN Attualità
Un nuovo protezionismo globale e i rischi per il Made in Italy

La politica commerciale degli Stati Uniti sta attraversando una fase di ridefinizione che potrebbe avere ripercussioni significative sui mercati globali, con effetti diretti sui settori strategici dell'economia europea e italiana. L’amministrazione statunitense ha mostrato un atteggiamento sempre più protezionistico, con l’obiettivo di difendere la propria industria interna, ridurre il deficit commerciale e garantire la sicurezza economica nazionale.


Le misure adottate dagli Stati Uniti


Le misure messe in campo comprendono dazi mirati, incentivi fiscali per il reshoring produttivo e una spinta verso l’autosufficienza in settori ritenuti critici come la tecnologia e l’energia. Il recente rafforzamento del Buy American Act e l’Inflation Reduction Act hanno introdotto incentivi per le aziende che producono sul suolo statunitense, rendendo meno conveniente l'importazione di beni da Paesi europei. Questa strategia impatta direttamente le esportazioni italiane, in particolare nei comparti della meccanica di precisione, dell’automotive e del settore farmaceutico, dove le aziende italiane vantano una presenza consolidata.


L'impatto sul settore automotive


L’automotive è uno dei settori più esposti alle nuove politiche commerciali. Le restrizioni sugli incentivi per veicoli elettrici assemblati fuori dagli Stati Uniti penalizzano i produttori europei, mentre le tensioni sulle catene di approvvigionamento dei semiconduttori complicano ulteriormente la competitività delle case automobilistiche italiane ed europee. Il comparto della meccanica e delle macchine utensili, altro punto di forza del Made in Italy, potrebbe subire contraccolpi a causa dell'orientamento statunitense a favorire i fornitori locali.


Il settore agroalimentare a rischio


Il settore agroalimentare è anch’esso sotto pressione. Gli Stati Uniti hanno già manifestato l’intenzione di rivedere le politiche di importazione di prodotti agricoli e alimentari, con l’introduzione di controlli più stringenti e, potenzialmente, dazi su alcune categorie merceologiche. Per l’Italia, ciò significa una minaccia per le esportazioni di vino, formaggi e olio d’oliva, pilastri del comparto agroalimentare che storicamente trovano nel mercato americano un’importante destinazione.


Farmaceutica e produzione domestica


L'industria farmaceutica, che negli ultimi anni ha visto una crescente interconnessione tra le aziende italiane e il mercato statunitense, potrebbe risentire delle politiche volte a incentivare la produzione domestica di principi attivi e dispositivi medici. Una riduzione della dipendenza dalle importazioni europee, unita a nuove normative di approvvigionamento, rischia di ridimensionare il ruolo dei fornitori italiani e di ridisegnare la mappa delle collaborazioni industriali nel settore.


Le conseguenze macroeconomiche per l’Italia


Un altro canale di trasmissione dell’impatto della politica commerciale statunitense è la dinamica valutaria. Le tensioni economiche e l’eventuale irrigidimento delle relazioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa potrebbero influenzare il tasso di cambio tra euro e dollaro, con implicazioni dirette sulla competitività delle esportazioni italiane.


Uno studio della Svimez, riportato da Il Sole 24 Ore, ha analizzato tre possibili scenari riguardanti l'imposizione di nuovi dazi sulle merci europee da parte degli Stati Uniti. Nello scenario intermedio, considerato il più realistico, si ipotizza l'introduzione di dazi del 20%. In questo contesto, l'Italia potrebbe subire una contrazione del PIL nazionale di 3,8 miliardi di euro, pari a una diminuzione dello 0,18%. Questa flessione si distribuirebbe tra 3,3 miliardi di euro al Centro-Nord (-0,2%) e 500 milioni di euro nel Mezzogiorno (-0,1%). Le esportazioni verso gli Stati Uniti potrebbero ridursi complessivamente di 5,8 miliardi di euro, con il Sud che registrerebbe una diminuzione del 9,3% (circa 800 milioni di euro) e il Centro-Nord dell'8,5% (quasi 5 miliardi di euro). In termini occupazionali, si prevede una perdita di 53.600 unità lavorative annue (ULA) a livello nazionale, di cui 46.300 concentrate nel Centro-Nord e 7.200 nel Sud. Questi dati evidenziano come le nuove misure commerciali statunitensi possano avere un impatto significativo sull'economia italiana, in particolare su settori chiave (l'automotive, l'agroalimentare e la farmaceutica), che vantano una forte presenza nel mercato americano.


Strategie di adattamento per le imprese italiane


Le imprese italiane ed europee si trovano di fronte a una fase di profonda trasformazione nei rapporti commerciali con gli Stati Uniti, che impone una revisione attenta delle strategie di internazionalizzazione. La crescente incertezza richiede un ripensamento dei mercati di sbocco, puntando su una maggiore diversificazione per ridurre la dipendenza dalle esportazioni verso gli USA. Al tempo stesso, diventa cruciale adottare modelli produttivi più flessibili, capaci di rispondere rapidamente alle nuove condizioni imposte dalle politiche protezionistiche. Investire in innovazione e sostenibilità, rafforzare le partnership strategiche con attori globali e adattarsi tempestivamente ai vincoli normativi rappresentano elementi chiave per preservare la competitività delle aziende italiane in un contesto internazionale sempre più instabile. 


In questo scenario diventa altrettanto essenziale adottare un approccio prudente nella selezione di clienti e fornitori. Disporre di informazioni commerciali affidabili sui partner esteri consente di valutare con precisione la loro solidità finanziaria e operativa, mitigando il rischio di insolvenze e criticità nei rapporti commerciali. L’accesso a dati aggiornati sui mercati internazionali permette non solo di affrontare con maggiore sicurezza le nuove sfide economiche, ma anche di pianificare strategie di espansione più solide e sostenibili. In un contesto globale sempre più complesso e mutevole, l’intelligenza economica e la capacità di analizzare proattivamente i mercati diventano strumenti indispensabili per proteggere e rafforzare la competitività delle imprese.
 

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