Velocizzare lo scambio di informazioni e facilitare il coordinamento: la sicurezza cerca la sua App. Anzi, le sue App: dalla messaggistica alla condivisione di video e foto, dal posizionamento alla registrazione di dati sensibili.
Una ricerca di Airbus Defence&Space, divisione di Airbus Group specializzata in difesa e aerospazio, ha rilevato un’esigenza sottovalutata – finora – tra gli operatori del settore: l’impiego di applicazioni capaci di semplificare lavoro di routine e situazione di emergenza, magari con bot o sistemi automatici per velocizzare lo scambio di informazioni.
Non si tratta di creare un business dal nulla, se si considera che quasi l’80% dei rispondenti ha dichiarato di fare già uso delle applicazioni nella quotidianità. Il problema è, piuttosto, sviluppare un insieme di strumenti calibrati sui bisogni lavorativi di un campione attinto tra forze dell’ordine, intelligence, personale medico e guardie costiere. «I professionisti della sicurezza sono già pronti alle app. E se non lo sono, pianificano di introdurle in futuro», scrivono gli autori della ricerca, prevedendo la crescita di un sottomercato della sicurezza nel già fertile mercato delle app. Oggi l’impiego di sistemi sullo smartphone è dominato da messaggistica (43%) e diffusione di video e foto (31%).
Se si sposta l’attenzione sul futuro, la strada indicata ai developer è abbastanza chiara. Il 67% degli intervistati intravvede il potenziale maggiore nelle app di messaggistica, seguite al 44% da uno strumento in ritardo rispetto alla media: il posizionamento. Le categorie, un po’ generiche, si spiegano meglio negli esempi forniti sulle funzionalità di un’ipotetica applicazione di settore: «investigare su persone scomparse», «controllare e gestire gli incidenti», «geolocalizzazione più rapida delle persone a rischio vita». Emergenze ordinarie che richiedono, per ovvie ragioni, performance diverse da quelle del gaming e altri settori dominanti nella cosiddetta App economy.
Rispetto ai prodotti commerciali, i professionisti della sicurezza richiedono garanzie superiori su certificazione e privatezza dei dati (56%), affidabilità delle informazioni (54%), facilità d’uso (50%) e un’integrazione articolata con le centrali di controllo (46%), non a caso uno dei temi più caldi dell’intero Critical Communication World che si è tenuto questa settimana ad Amsterdam. Così come è selettiva la scelta del device, con qualche sorpresa. Lo strumento privilegiato dai professionisti sono gli smartphone commerciali, scelti dal 73% degli intervistati contro il 22% orientato sui rugged smartphone: gli ‘smartphone da cantiere’ con un corpo più solido, adatto alle situazioni estreme che si generano nella normalità di chi lavora nell’emergenza.
Fonte: Sole 24 ore