8 Marzo e l’introduzione del diritto all’aborto nella Costituzione Francese

08 March 2024 IN Attualità
8 Marzo e l’introduzione del diritto all’aborto nella Costituzione Francese

Con una manifestazione gioiosa e significativa, la Francia celebra una vittoria storica: l'introduzione del diritto all'aborto nella propria Costituzione. L'immagine imponente della scritta "My body, my choice - Mon corps, mon choix" illuminata sulla Torre Eiffel diventerà un'icona indelebile di questo momento epocale. Il Parlamento francese ha votato a favore di questa modifica con una schiacciante maggioranza trasversale, inclusa la destra, assicurando così alle donne francesi la libertà di scelta riguardo all'interruzione volontaria di gravidanza. All’articolo 34 della Costituzione francese è stata, infatti, aggiunta la frase: “La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso ad un’interruzione volontaria della gravidanza”.

Un evento di portata storica, che rende la Francia il primo paese al mondo ad avere il diritto d’aborto garantito costituzionalmente. Il presidente Emmanuel Macron ha descritto questo evento come un motivo di "fierezza francese" e un "messaggio universale", invitando i cittadini a celebrare l'8 marzo, Giornata Internazionale dei diritti della Donna, di fronte al ministero della Giustizia. Questo momento segna l'ingresso di una nuova libertà garantita nella Costituzione, con la prima cerimonia di sigillatura aperta al pubblico.

Questo voto ha anche un significato profondo di riscatto per tutte le donne, specialmente per coloro che hanno dovuto affrontare la clandestinità per accedere all'aborto. Come ha spiegato il premier Attal, è un "debito morale" che viene finalmente saldato. Mathilde Panot, capogruppo di La France Insoumise, ha sottolineato che questa nuova norma è una promessa di speranza per le donne in tutto il mondo, che stanno affrontando restrizioni sempre maggiori all'accesso all'aborto.

La senatrice socialista Laurence Rossignol ha denunciato le politiche anti-abortiste di vari leader internazionali, evidenziando la necessità di proteggere questo diritto fondamentale. Questo momento non è solo una vittoria per le donne francesi, ma un messaggio di sostegno e solidarietà per le donne che lottano per i loro diritti in tutto il mondo.

Una decisione epocale

La decisione di garantire il diritto all'aborto nella Costituzione francese rappresenta un momento epocale per diversi motivi. Prima di tutto, questa modifica "blinda" il diritto all'aborto, rendendolo una garanzia costituzionale che i futuri governi non possono limitare senza scontrarsi con il Consiglio Costituzionale. Questa tutela si è dimostrata necessaria di fronte alla crescente minaccia ai diritti riproduttivi delle donne in tutto il mondo.

La discussione in Francia è stata scatenata dalla decisione della Corte Costituzionale degli Stati Uniti di rovesciare la celebre sentenza Roe v. Wade, che ha reso l'aborto legale negli Stati Uniti nel 1973. Da allora, numerosi governi statali, soprattutto quelli a guida repubblicana, hanno adottato leggi sempre più restrittive sull'aborto, limitando l'accesso delle donne e mettendo a rischio la loro salute e la loro vita.
Queste restrizioni hanno avuto conseguenze drammatiche, soprattutto per le vittime di stupro, le adolescenti incinte e le donne la cui salute è a rischio a causa della gravidanza.

Il problema negli Stati Uniti è stato quello di non avere una legge federale per il diritto all'aborto, lasciando agli Stati la libertà di regolare la questione autonomamente. Questo ha portato a un'eterogeneità di leggi e regolamenti tra gli Stati, alcuni dei quali hanno adottato normative sempre più restrittive legate al battito cardiaco del feto e alle limitazioni agli spostamenti delle donne in altri Stati.

Limitazioni all’aborto nel mondo

L'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, diventa un momento cruciale per riflettere sullo stato dei diritti delle donne in tutto il mondo. Mentre la Francia celebra una vittoria storica, dobbiamo anche ricordare che in molti paesi il diritto all'aborto è ancora negato (tra essi Malta, Andorra, Egitto, Repubblica Dominicana, Filippine, Senegal) o gravemente limitato, ovvero solo in caso di pericolo della donna (tra i quali Brasile, Cile, Venezuela, Emirati Arabi, Indonesia, Sri Lanka, Tanzania) o solo in caso di problemi di salute del feto o della donna, in caso di stupro o incesto (altri 50 paesi tra cui Malesia, Costa Rica, Marocco, Kenya). Naturalmente tutte queste limitazioni non interrompono gli aborti, ma impediscono alle donne di ricevere un’adeguata assistenza sanitaria: come stimato dall’Istituto Guttmacher, una delle massime autorità sul tema, ogni anno sono 39mila le morti per aborti non sicuri. Il 40% delle donne in età fertile vive in Paesi del mondo con leggi restrittive in materia di interruzione di gravidanza.

La situazione in Italia

Queste norme restrittive rappresentano un grave regresso nei diritti delle donne, riportando le battaglie per la loro autonomia indietro nel tempo. Anche in Italia, la frangia cattolica del Parlamento e parte della destra hanno invocato leggi simili, proponendo persino di costringere le donne che desiderano interrompere una gravidanza ad ascoltare il battito del feto, come avviene in Ungheria.

Nonostante la legge 194 che prevede il diritto di aborto in Italia, l'accesso a tale diritto è fortemente ostacolato, principalmente a causa della presenza diffusa di medici obiettori di coscienza nelle strutture sanitarie. Secondo Mai Dati, indagine condotta da Chiara Lalli e Sonia Montegiove, ci sono ben 31 strutture in Italia con il 100% di obiettori di coscienza tra medici ginecologi, anestesisti, infermieri o OSS. Sono poco meno di 50 quelle con una percentuale superiore al 90%, e ben più di 80 quelle con un tasso di obiezione superiore all’80%.

Per contrastare queste limitazioni, l'associazione "Libera di Abortire" insieme a diverse realtà transfemministe sta promuovendo una proposta di legge che mira a facilitare l'accesso all'interruzione di gravidanza nel paese, garantendo massima libertà decisionale alle donne. Tra le richieste, si propone di abolire la "settimana di riflessione" attualmente richiesta per ottenere il nulla osta all'interruzione volontaria della gravidanza, di impedire alle associazioni anti-scelta di presenziare nei consultori e di eliminare la necessità di un'autorizzazione genitoriale per le donne di sedici anni o più. Questa proposta richiama la recente riforma avvenuta in Spagna con la nuova legge sulla salute sessuale e riproduttiva, fortemente sostenuta dalle femministe e portata in parlamento dalla ministra Irene Montero.

Il diritto all’aborto è sempre in pericolo, ci ricorda la Francia. Negarlo significa non solo limitare la libertà di scelta delle donne, ma ridurre drasticamente i loro diritti umani.


Fonte: la Repubblica


“Ogni volta che una donna lotta per sé stessa, lotta per tutte le altre” – Maya Angelou

#mybodymychoice

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