NPL: dubbi e criticità sulla nuova proposta di legge

21 September 2023 IN Attualità
NPL: dubbi e criticità sulla nuova proposta di legge

Nelle recenti settimane, l'attenzione nel settore finanziario si è focalizzata su diversi progetti di legge concernenti i crediti inesigibili (NPL) presentati in Parlamento da rappresentanti di partiti sia di maggioranza che di opposizione. Sembra che il Governo stia prendendo in considerazione l'opportunità di introdurre nuove norme tramite un decreto d'urgenza, prendendo spunto da tali proposte. Questi sviluppi stanno suscitando un acceso dibattito tra top manager, avvocati ed agenzie di rating, evidenziando diverse problematiche potenziali.
 

La proposta

Il contesto italiano vede la presenza di un considerevole volume di prestiti inesigibili, noti come "non performing loans" (NPL), ammontanti a 350 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta un livello senza precedenti nel resto d'Europa, anche se è diminuita significativamente nell'ultimo decennio. Tuttavia, tale problema potrebbe crescere ulteriormente a causa della fragile situazione economica che stiamo vivendo, con molte famiglie che faticano ad affrontare gli aumenti delle rate dei mutui a tasso variabile (ne abbiamo parlato qui).
 

Il governo italiano sembra intenzionato ad adottare misure volte a consentire alle famiglie e alle piccole e medie imprese di ristabilire la propria situazione finanziaria, in modo che possano chiedere nuovi finanziamenti in futuro, se necessario. Secondo il piano ipotizzato, i debitori in ritardo nei pagamenti (classificati come tali tra il 2018 e il 2021) avrebbero la possibilità di riacquistare il proprio debito al prezzo al quale la banca lo ha ceduto, ovvero con uno sconto significativo, maggiorato del 20%. In questo modo, i debitori, la cui opzione di riscatto dovrebbe riguardare importi fino a qualche milione di euro, potrebbero ottenere la cancellazione del proprio nome dalla lista di cattivi pagatori presso la Centrale Rischi della
Banca d'Italia, che registra le inadempienze finanziarie. La norma potrebbe richiedere ai fondi di comunicare l'acquisizione del credito al debitore, e nel caso dei crediti già ceduti, il fondo potrebbe dover notificare al debitore il contratto di acquisto per iniziare un'azione esecutiva e procedere all'esecuzione del bene.


Le preoccupazioni sollevate

Uno dei punti di maggiore preoccupazione riguarda la possibilità offerta ai debitori di liberarsi parzialmente dai loro debiti al di fuori dei tribunali, senza alcuna coordinazione con le procedure legali in corso al momento della cessione del credito. Questo solleva dubbi sull'autonomia contrattuale delle parti coinvolte e solleva interrogativi sulla possibile creazione di danni significativi al sistema bancario.

Inoltre, la proposta comporterebbe una compressione dei diritti che normalmente vengono applicati solo durante le procedure di insolvenza. Questo approccio è giustificato dalla necessità di tutelare gli interessi dei creditori e l'economia in generale. Tuttavia, tali misure potrebbero avere effetti retroattivi su operazioni già concluse, minando il principio di certezza del diritto, che è fondamentale per rendere il mercato attraente per gli investitori nazionali e internazionali.

Oltre a ciò, queste proposte sembrano entrare in conflitto con il quadro normativo attuale e con le politiche legislative sia a livello nazionale che europeo. L'Unione Europea ha da tempo sollecitato le banche a liberarsi degli attivi problematici e ad attuare politiche di svalutazione dei crediti in modo rapido ed efficiente, al fine di pulire i bilanci e garantire la stabilità del sistema finanziario. Questo richiede lo sviluppo di un mercato secondario del credito solido, trasparente e affidabile, come sottolineato dalla Commissione Europea nel suo piano d'azione.
 

L’impatto della proposta sul settore finanziario italiano

Nel frattempo, in Italia sono state adottate misure volte ad accelerare il recupero dei crediti, come la riforma Cartabia e l'introduzione di garanzie non possessorie. Tuttavia, le attuali proposte di legge vanno in una direzione opposta, obbligando i debitori a liquidare i loro debiti a valori notevolmente inferiori rispetto a quanto i creditori potrebbero recuperare. Ciò potrebbe incentivare i debitori a optare per questa soluzione solo quando il valore da pagare al creditore è inferiore al loro patrimonio aggredibile.

In sintesi, le recenti iniziative parlamentari in Italia potrebbero danneggiare un settore che ha mostrato segnali positivi di crescita, contribuendo al risanamento del sistema bancario e attirando l'interesse di investitori istituzionali. L'attuazione di queste norme potrebbe minare la credibilità dell'Italia come partner affidabile nel settore dei servizi finanziari e influire negativamente sul mercato secondario del credito, che sta finalmente raggiungendo gli standard di efficienza europei e internazionali.

È altresì importante notare che queste misure potrebbero avere un impatto negativo anche sul mercato primario del credito, poiché una legislazione che limita drasticamente le prospettive di recupero dei crediti potrebbe influenzare le nuove concessioni di credito da parte delle banche, specialmente in un momento in cui i tassi di interesse sono in aumento, rendendo più difficile per famiglie e imprese ottenere finanziamenti.


Fonte: Dealflower

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