Quali emozioni possono nascere in questo momento?

19 March 2020 IN Attualità
Quali emozioni possono nascere in questo momento?

Il sentiment degli italiani e il coronavirus.

 

Gli esseri umani, pur sforzandosi di essere razionali affidandosi alla logica, sono profondamente psico-logici e quindi le emozioni giocano un ruolo fondamentale stravolgendo le scelte più pianificate o basate su dati di fatto.


In queste settimane gli Italiani sono investiti da una vera e propria tempesta emotiva: nel breve giro di pochi giorni hanno prima cominciato a osservare un nemico lontano e astratto per vederlo poi via via approssimarsi e impossessarsi della vita quotidiana di tutti.


Quali sentimenti ha suscitato e suscita? 
 
Sociometrica, grazie alla tecnologia di Expert System, l’azienda italiana leader globale nel campo dell’analisi semantica, è in grado di monitorare il sentimento del Paese attraverso la raccolta e la classificazione, in tempo reale, di migliaia e migliaia di testi pubblicati sui social media. Ogni testo viene analizzato secondo l’emozione specifica che esprime (rabbia, gioia, ecc.) in un catalogo molto ampio, che prevede oltre 80 emozioni possibili. Una tecnologia di intelligenza artificiale che può darci in tempo reale la sintesi di quello che passa per la mente (e il cuore) degli Italiani, o almeno di quelli che utilizzano i social media (circa 40 milioni di persone).


Il monitoraggio è in atto da due settimane e perciò è stato possibile vedere l’evoluzione dei pensieri della popolazione di giorno in giorno. 
Il 13 marzo è un giorno particolare perché, dopo un continuum in cui le emozioni negative hanno praticamente occupato tutta (o quasi) la gamma semantica del sentimento, le emozioni positive cominciano a farsi strada fino a raggiungere quasi un quarto dei sentimenti espressi. 
Ma andiamo con ordine.
Nell’arco delle due settimane qual è la gamma prevalente delle emozioni? La mappa che segue li illustra in maniera chiara: la quantità di spazio di ogni emozione rappresenta il suo peso specifico e il colore, nel variare dal rosso (negativo) al verde (positivo), segnala il loro significato.


Le emozioni negative nel loro complesso rappresentano il 54,9 % delle emozioni espresse e quelle positive il 13,5 %. La potenza della tecnologia però sta nell’identificare le singole emozioni.


Una delle reazioni più tipiche in questi casi è la paura, emozione primaria, fondamentale per la nostra difesa e sopravvivenza: se non la provassimo non riusciremmo a metterci in salvo dai rischi. Infatti, al primo posto nella mappa c’è la paura, che da sola rappresenta il 10,4% di tutto l’insieme dei sentimenti, quasi affiancata da un’emozione di calma che ha fatto sempre da contraltare, in tutti questi giorni, a quello della paura, pesando quasi allo stesso modo. 
Tuttavia l’insieme delle emozioni negative è molto ampio: dopo la paura c’è la sofferenza, espressa sia riguardo alle persone colpite, sia rispetto alle restrizioni dei comportamenti quotidiani dettate dall’espandersi dell’epidemia. 


Terza emozione è la tristezza, e si intuisce facilmente, seguita dalla repulsione, dove si mischiano parecchie motivazioni, ma che principalmente viene imputata al virus medesimo. 


Segue quello che nella mappa viene indicato come “salutismo”, e si riferisce alla necessità di avere e rafforzare comportamenti salutari di difesa nei confronti del virus. 


C’è poi l’ansia per cui un pericolo limitato e contenuto di contagio viene generalizzato percependo ogni situazione come rischiosa ed allarmante: questo sentimento aveva connotato in prevalenza i primi 3-4 giorni e che via via si è affievolita, non appena i contorni della malattia sono apparsi più chiari. 


Più in giù nella graduatoria, ma ancora nelle prime dieci emozioni, ci sono l’offesa e l’odio, che sono un mix molto variegato, che si scaglia contro quelli che infrangono le regole di comportamento decise dal governo, contro i cosiddetti ‘untori’, ma anche contro chi si ritiene all’origine del virus, come la Cina e gli stranieri in generale. 


In alcuni soggetti si sviluppa poi una situazione di ipocondria, intesa come tendenza a eccessiva preoccupazione per il proprio stato di salute percependo ogni minimo sintomo come un segnale inequivocabile di infezione da Coronavirus.


Al decimo posto c’è l’empatia verso chi si trova in difficoltà rispetto al lavoro e al reddito. Fino a qualche giorno fa non era presente, se non in minima parte, nessun sentimento positivo.


La mappa in questione evidenzia come nel corso dei giorni i discorsi sono diventati sempre meno italo-centrici, perché all’inizio sembrava che la questione, oltre la Cina, interessasse solo il nostro paese, ma via via si è affermata la percezione che in Occidente fossimo solo i primi, non gli unici. Questo ha allargato l’orizzonte dell’epidemia e ha creato una sensazione focalizzata sull’aspetto sanitario, mentre in un primo momento ha navigato nel mix tra sanità e politica.


Nei giorni è cresciuta anche la consapevolezza scientifica, nella mappa indicata con il termine “modernità”, dove s’intende che la modernità della scienza permette di governare meglio i fenomeni. Questo spazio è costantemente cresciuto e ha permesso di abbassare la parte ansiosa, anche se ha mantenuto il sentimento di paura. Cioè la maggior consapevolezza ha tolto indistinzione all’epidemia, ma ne ha confermato la pericolosità.


Successivamente la prima emozione singolarmente considerata è l’atteggiamento positivo, cioè fiducioso e ottimista, che raggiunge l’8.5 % del totale delle emozioni espresse, leggermente superiore alla paura, che si ferma all’8,4 %. È la prima volta che un’emozione positiva s’afferma nelle due settimane, anche se tuttavia nel complesso prevalgono ancora quelle negative. Quelle positive però passano dal 13,5 % al 22,8 %. Oltre la paura, c’è l’aspetto negativo dell’epidemia in sé, che continua a colpire le persone, che genera sofferenza, tristezza, repulsione e stress, emozioni ampiamente registrate.


Un’ampia gamma di emozioni si riferisce al fatto che non tutta la gente rispetta gli obblighi di legge. È per questa ragione che è emerso negli ultimi due giorni il sentimento di “dissolutezza”, cioè si definiscono dissoluti o sconsiderati quelli che non si attengono alle regole anti-virus. Allo stesso modo sono da interpretare altre due emozioni: “maleducazione”, in cui ci si rivolge sempre alle persone che non mantengono le distanze e di “offesa” verso chi, non rispettando le regole, mette in pericolo altre persone. Qualcuno poi usa l’arma dell’ironia, che nella mappa si trova sotto la dizione di “divertimento”, per identificare le molte espressioni creative e divertenti con cui si trattano i cambiamenti dei comportamenti quotidiani e altri aspetti derivanti dagli obblighi di legge, quasi interamente riferiti alla vita familiare, a sorpresa, “ritrovata”.

 Il sentiment degli italiani e il coronavirus

 

Basta scorrere la mappa per vedere quante e quali altre emozioni permeano in questo momento la popolazione italiana rispetto all’epidemia. Alcune emozioni decisamente decostruttive, come l’irritazione, l’esasperazione, l’angoscia, la disillusione e altre ancora non hanno corso, o almeno lo hanno in misura irrilevante.


Il quadro complessivo che ne deriva è naturalmente di un Paese preoccupato, con tratti anche di paura, ma non smarrito, non implosivo nel sentimento negativo, anzi il mutare delle emozioni delle ultime ore indica il crescere di un sentimento di maggiore fiducia e di razionalizzazione del fenomeno.

Il sentiment degli italiani e il coronavirus


Quali emozioni aiutano a mantenere un comportamento corretto?


Una limitata dose di paura e allerta sono necessarie, anzi fondamentali per potersi attivare senza perdere di lucidità. Seguire le poche ma preziose indicazioni delle autorità sanitarie richiede un minimo di attivazione e concentrazione.


Quali bisogna imparare a gestire?


Il limite fra una funzionale attivazione (eustress o stress positivo) e un eccesso di allerta con comportamenti poco lucidi e controproducenti (distress o stress negativo) è sottile.


L’importante è capire “chi sta controllando che cosa”, come nelle dipendenze: sono ancora io a gestire e scegliere cosa fare, o sto attuando comportamenti seguendo una massa di persone che sta facendo proprio quello che andrebbe razionalmente evitato?


Ad esempio nessuna autorità sanitaria ha consigliato di affollare i supermercati per rifornirsi ossessivamente di scorte alimentari, eppure questa “psicosi” si è diffusa portando a molteplici effetti negativi, come concentrare parecchie persone in spazi chiusi con la possibilità di favorire la diffusione del virus oppure far mancare certi alimenti a chi non era corso subito al supermercato.


Altro esempio è la corsa ad accaparrarsi le mascherine, scelta non logica ma emotiva: il risultato finale, nel pieno rispetto del principio della profezia che si autoavvera, è che le mascherine sono finite nelle mani soprattutto dei sani (per i quali sono meno indicate), venendo a mancare per i malati (per i quali sono più utili per limitare il contagio).


Anche gli episodi di odio verso gli “untori”, oltre a essere vergognosi dal punto di vista etico e morale, hanno provocato esattamente l’effetto opposto: il povero “untore” ferito, finito necessariamente al Pronto Soccorso, avrebbe così solo aumentato la possibilità di infettare gli altri.


Quali comportamenti ci possono aiutare a gestire l’ansia?


Pre-occuparsi agitandosi e alla fine attuando comportamenti irrazionali e controproducenti non serve. Meglio occuparsi con serietà del problema: le nostre autorità sanitarie, che hanno preso in carico seriamente la vicenda fin dall’inizio in Italia, hanno dato poche, chiare e semplice regole da seguire.


Ognuno di noi dovrebbe chiedersi: sto anche oggi, in questo momento, seguendo le indicazioni che mi hanno suggerito? Come ad esempio lavarsi le mani frequentemente, non toccare bocca e occhi prima di essersi igienizzati, non andare al Pronto Soccorso ma chiamare il numero dedicato nel caso di sintomi sospetti, rispettare le quarantene, ecc.
 


Fonte: Huffpost/BD Business Defence
 

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