25 Novembre: un grido collettivo per un futuro libero dalla violenza di genere

25 November 2024 IN Responsabilità Sociale
25 Novembre: un grido collettivo per un futuro libero dalla violenza di genere

Il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, è un appuntamento fondamentale per riflettere su una realtà che ancora segna profondamente la nostra società. Il ricordo di Giulia Cecchettin, il cui corpo venne ritrovato un anno fa, resta vivo nella memoria collettiva, simboleggiando la rabbia e il dolore che avevano portato l’Italia intera a scendere in piazza, con cortei e fiaccolate, gridando "Mai più". Un anno dopo, però, i dati rivelano una realtà diversa: la violenza contro le donne, purtroppo, non si è fermata e i femminicidi restano numerosi e inquietanti.


Una situazione ancora allarmante
 

Nel 2024, secondo i dati del Ministero dell'Interno, sono stati registrati 89 femminicidi tra gennaio e ottobre, un dato che, pur segnando una riduzione rispetto ai 100 casi del 2023 (-11%), rimane tragicamente alto. Di queste vittime, 77 sono state uccise in ambito familiare o affettivo, e 48 sono morte per mano di un partner o di un ex partner. Questi numeri mostrano una parziale riduzione anche nei delitti compiuti in contesti familiari, scesi da 82 a 77 casi (-6%), e nei femminicidi perpetrati da partner, diminuiti da 53 a 48 (-9%). Tuttavia, dietro a queste cifre si cela un dramma umano che va oltre i numeri, toccando famiglie e comunità intere.


Il dramma delle vittime anziane
 

Un elemento che segna una dolorosa deriva è l’aumento dei femminicidi tra donne over 70, uccise dai partner dopo matrimoni o convivenze lunghissime. Storie come quella di Serenella Mugnai, malata di Alzheimer e uccisa a 72 anni dal marito ottantenne Alessandro Sacchi, o quella di Rosa D'Ascenzo, colpita a morte a 71 anni dal marito con una violenza inaudita, testimoniano come la violenza non conosca età e come il legame tra le vittime e i carnefici spesso sia intriso di decenni di rapporti difficili, silenzi e sottomissione. Queste storie di femminicidio, avvenute dopo una vita insieme, sottolineano la complessità della violenza domestica e il suo radicamento in una cultura di dominio e controllo che non risparmia nessuna età.


Le risposte legislative e il percorso verso la giustizia
 

La lotta alla violenza di genere si combatte su più fronti, compreso quello legislativo. La senatrice Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia in Senato e fondatrice della fondazione Doppia Difesa con Michelle Hunziker, ha tracciato un quadro delle misure in corso. Un passo importante è rappresentato dal rafforzamento del "Codice Rosso", che prevede l’arresto in flagranza differita in caso di prove video, l’inasprimento delle pene e l’introduzione di strumenti come il braccialetto elettronico anche per i cosiddetti "reati spia". Tuttavia, come sottolinea la stessa Bongiorno, l’urgenza più grande è accelerare l’iter post-denuncia. Attendere oltre tre giorni senza misure di protezione adeguate può significare mettere ulteriormente in pericolo la vita delle donne denunciatrici.


Tra le nuove proposte di legge spicca quella che vieterebbe agli indagati per femminicidio di decidere sulla cremazione del corpo della vittima. Questa misura intende impedire l’occultamento di prove cruciali per le indagini, garantendo che la giustizia non subisca interferenze postume e proteggendo la dignità della vittima anche dopo la morte.


Un problema che coinvolge anche i giovani


Un altro aspetto su cui riflettere è l’età dei protagonisti della violenza. L’età imputabile è fissata a 14 anni, ma si sta valutando l’ipotesi di abbassarla a 12. La ragione? L’incremento di episodi di violenza giovanile, con ragazzi che commettono crimini gravissimi, anche letali, già in età da scuola media. La senatrice Bongiorno evidenzia come questa aggressività sia alimentata anche dai social media, strumenti potenti che possono amplificare modelli di comportamento violenti e distorti. La prevenzione, quindi, deve cominciare con l’educazione, coinvolgendo sia le famiglie sia le scuole, e solo in seguito diventare una questione giuridica.


L’importanza dell’educazione e del cambiamento culturale


A fianco degli strumenti legislativi e repressivi, occorre un cambio di paradigma culturale che miri a educare al rispetto e alla parità. L’Istat, tramite il progetto Bes, evidenzia come le donne abbiano compiuto passi avanti significativi in ambito educativo, risultando più laureate e con percorsi scolastici migliori rispetto agli uomini. Eppure, questi progressi non si riflettono in una parità nel mondo del lavoro o nelle posizioni di potere. Il tasso di occupazione femminile è del 56,5% contro il 76% maschile, e la rappresentanza politica e ai vertici delle istituzioni resta limitata al 21,3%.


Questa disparità non solo penalizza le donne, ma le espone anche a una maggiore vulnerabilità economica e sociale. Il 20% delle donne vive in famiglie a rischio di povertà, rispetto al 17,8% degli uomini. Questi dati testimoniano una condizione di svantaggio che si perpetua su più livelli.


Un impegno collettivo necessario


Il 25 novembre rappresenta un momento fondamentale per onorare la memoria delle vittime di violenza di genere e per riflettere sugli strumenti messi in campo per arginare questa piaga sociale. Tuttavia, il cambiamento reale richiede un impegno condiviso che parta dall’educazione e si estenda alla politica, alla giustizia e a ogni ambito della società. Le parole "Mai più" devono trasformarsi in azioni concrete, affinché la memoria di donne come Giulia Cecchettin e di tante altre vittime non rimanga un grido silenzioso, ma diventi la forza motrice per un futuro libero dalla violenza.


In questo spirito, desideriamo sottolineare un momento significativo avvenuto durante l’evento del 17° CVDAY. Insieme a Sydema e Credit Village, abbiamo sostenuto il progetto NORA di ActionAid, un’iniziativa che si pone l’obiettivo di rafforzare le capacità delle organizzazioni della società civile nella lotta contro la violenza di genere, con particolare attenzione alle aree più vulnerabili e periferiche del nostro Paese. Il progetto NORA si articola su tre pilastri fondamentali: supporto finanziario a 50 organizzazioni, programmi di formazione e tutoraggio per potenziare le competenze e la creazione di un network nazionale che favorisca il coordinamento e l’efficacia degli interventi.


Il supporto di Sydema e Credit Village ha permesso di mettere in risalto l’importanza di unire le forze per contrastare la violenza di genere. Questo passo avanti rappresenta un contributo concreto verso la costruzione di una rete nazionale di organizzazioni impegnate a garantire diritti e autonomia alle donne. La violenza di genere è un problema complesso e multiforme che richiede risposte coordinate e sostenibili nel tempo. Solo con la costruzione di reti solide e inclusive potremo sradicare questa piaga e lavorare insieme per un futuro più equo e sicuro per tutte.

 

Clicca qui per consultare alcune info sull’intervento di ActionAid

 

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